Grecia: passi avanti
Una comune responsabilità per l’Europa unisce cattolici e ortodossi e spinge le due chiese ad “andare al di là” del loro “passato di divisioni, di incomprensioni e di reciproco allontanamento “. È arrivato il tempo di lavorare insieme. Con questo appello alla collaborazione, Giovanni Paolo II si è rivolto al capo della Chiesa ortodossa di Grecia, l’arcivescovo Christodoulos, in un messaggio che il card. Walter Kasper ha consegnato personalmente. La visita della delegazione vaticana in Grecia segna una tappa importante nella storia delle relazioni tra le due chiese. Storia che ha conosciuto momenti di frattura e difficoltà, alimentando pregiudizi e incomprensioni. Ad avvicinare le due chiese, molto ha contribuito il viaggio che Giovanni Paolo II fece in Grecia nel 2001: in quella occasione, il popolo e la chiesa di quel paese ebbero modo di conoscere meglio e più da vicino il papa. È ancora impresso nella memoria di molti il comune appello per l’Europa lanciato insieme, nell’areopago di Atene, da Giovanni Paolo II e dall’arcivescovo Christodoulos. Nel messaggio consegnato per mano di Kasper, il papa ha ripreso quell’argomento, esortando le due chiese a collaborare insieme per porre rimedio – scrive – al relativismo ideologico e al pluralismo etico sempre più diffusi in Europa. Anche Christodoulos ha indicato una serie di questioni, come il no alla clonazione, la difesa dei diritti umani e la promozione delle radici cristiane dell’Europa ed ha annunciato che su questi temi, si terrà dal 4 al 6 maggio ad Atene una conferenza internazionale alla quale è stata invitata anche la Chiesa cattolica. La delegazione vaticana ha invece presentato ai responsabili della Chiesa greca un simposio accademico che si terrà quest’anno, a maggio, sul primato petrino, a cui prenderanno parte anche teologi ortodossi. ROMA Il rabbino Di Segni dal papa Una piccola delegazione di rabbini ha varcato la soglia del Vaticano ed è stata accolta dal papa con un sentito “shalom”, una parola che appartiene ormai al vocabolario universale della pace. È iniziato così il faccia a faccia tra Giovanni Paolo II e il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Eccoli l’uno di fronte all’altro, l’anziano papa che per primo è entrato in una sinagoga e il giovane rabbino che da poco ha preso la guida della comunità ebraica di Roma e l’importante eredità spirituale lasciata da Elio Toaff. È ancora vivo nella memoria il ricordo di quel 13 aprile 1986. “Quellastorica ed indimenticabile visita – ha detto il papa al rabbino – ha costituito un dono dell’Onnipotente e rappresenta una tappa importante sulla via dell’intesa tra gli ebrei e i cattolici. Mi auguro che la memoria di quell’evento storico continui ad esercitare un benefico influsso” sulle relazioni tra le due comunità. Pur non nascondendo le difficoltà che il dialogo sta vivendo, il rabbino Di Segni ha assicurato al Santo Padre che la sua visita in Vaticano vuole essere un gesto di continuità dei rapporti ed ha invitato Giovanni Paolo II a partecipare, sempre nella sinagoga di Roma, alle celebrazioni per il centenario del Tempio maggiore che sono in programma il prossimo anno. QUARESIMA C’è più gioia nel dare Ora c’è addirittura uno spot televisivo che invita con sorrisi e ringraziamenti i cittadini al consumo. In realtà quello spot mandato in onda ripetutamente sui canali pubblici e privati non è che una goccia in un mare di messaggi che “in forma subdola e aperta, esaltano la cultura dell’effimero e dell’edonismo “. Deve essere questo il motivo che ha spinto quest’anno Giovanni Paolo II a scegliere per la Quaresima un tema coraggioso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. C’è da chiedersi quanta presa può avere un messaggio simile sui cuori e, soprattutto sugli stili di vita, delle persone. Ma per chi già è incamminato su queste scelte, le parole del Santo Padre sono come un grido di incoraggiamento. Nel dare sé stesso agli altri “senza nulla aspettarsi – scrive il papa – il credente sperimenta una profonda soddisfazione interiore”, la gioia e la piena realizzazione di sé. Si è soli a pensarla così? Forse si è in pochi ma soli proprio no. Lo dimostra – scrive il papa in conclusione del suo messaggio – l’esempio di quegli uomini e di quelle donne che hanno lasciato le loro sicurezze e sono partiti come missionari per il mondo. Per non parlare poi della testimonianza di quei giovani che hanno abbracciato la vocazione sacerdotale e il numero crescente di volontari che con immediata disponibilità si dedicano ai poveri, agli anziani, a quanti sono in situazione di bisogno. Il papa sembra voler fare di questa quaresima un’occasione per lottare contro “lo smodato attaccamento al denaro” e “diffondere” il Vangelo della carità, cuore stesso di ogni vocazione umana. Maria Chiara Biagioni