La Grecia tra crisi migratoria, sanitaria ed economica
«We love you», ti vogliamo bene: cosi i profughi hanno accolto papa Francesco a Kara Tepe, il nuovo campo profughi di Lesbo. Era la seconda volta che il Papa visitava Lesbo, e con la sincerità che lo caratterizza ha ammesso che la situazione al campo è un po’ migliorata. È migliorata rispetto al vecchio campo di Mòria, le tende sono state sostituite con piccole casette-containers e il campo sembra meglio organizzato, ma viverci non è certo ciò a cui aspirano i profughi e i migranti che vi abitano. Sono stati però tutti toccati dalla visita del Papa, anche perchè trasmette amore, compassione, semplicità, tenerezza, interesse, vicinanza a tutti gli esseri umani, e ispira speranza. E tutto questo lo sentono anche persone di altre religioni. Il Pontefice ha parlato chiaramente, tra l’altro, di verità che bruciano, come l’impegno molto limitato della comunità internazionale e l’ipocrisia della nostra civiltà che purtroppo favorisce gli egoismi nazionali.
Nel pomeriggio dello stesso del 5 dicembre, papa Francesco ha visitato Atene, dove oltre ad alcuni impegni ufficiali ha voluto incontrare i giovani in una scuola cattolica: un incontro che ha commosso e toccato tutti. Inoltre erano molti – nonostante le restrizioni dovute al Covid-19 – ad attenderlo alla Megaron Concert Hall (in tempi normali ha una capienza di oltre 10 mila posti), gente proveniente da tutte le parti della Grecia e indubbiamente non solo cattolici. Papa Francesco è in Grecia, e ovviamente non soltanto in Grecia, il Papa più stimato, ammirato e amato. Più di tanti suoi predecessori, anche illustri e di grande levatura.
La Grecia, in questo ultimo scorcio di 2021, deve affrontare molte sfide tra le quali la crisi migratoria che diventa ancora più seria considerando la strumentalizzazione che ne viene fatta dal governo turco in associazione con gli interessi nazionalistici di alcuni Paesi della comunità europea e di altri a livello internazionale. Un’altra sfida non da poco è la crisi sanitaria, perchè se da una parte il governo ha vinto la sfida del turismo (le entrate di quest’anno hanno quasi raggiunto quelle del 2019) dall’altra parte, però, gli indici della pandemia sono aumentati e gli ospedali sono al limite e il numero quotidiano di morti rimane alto (80-100 decessi al giorno). Il programma di vaccinazioni nei primi 7-8 mesi del 2021 ha funzionato proprio bene, ma a settembre si è arenato e sono iniziate le proteste no-vax, che ancora aumentano. Purtroppo la difficile situazione sanitaria, come dovunque, ha conseguenze negative sulla situazione sociale ed economica.
Una certa delusione rimane per gli investimenti stranieri nel campo della logistica, perchè i posti di lavoro non aumentano. Ci sono ancora notevoli attese di incremento dei posti di lavoro in relazione al grande investimento della Riviera ateniese, con la trasformazione dell’ex aeroporto Ellinikon in un complesso di parchi, grattacieli, centri commerciali e abitazioni di lusso. Però finora tutto resta ancora sulla carta.
Degli sviluppi importanti sono attesi anche in campo politico: dopo la morte prematura nell’ottobre 2021 di Fofi Gennimata, presidente della coalizione Kinal (Movimento per il cambiamento nato nel 2018 dall’alleanza del Pasok, lo storico movimento socialista panellenico, con altri partiti centristi), sono state convocate le consultazioni interne del partito: la vittoria dell’europarlamentare Nico Androulakis (al ballottaggio con G. Papandreu), se confermata, potrebbe mettere i centristi della coalizione Kinal in concorrenza con Syriza, la coalizione di sinistra dell’ex premier Tsipras, per la leadership dell’opposizione greca.
Il fatto è che all’opinione pubblica interessa prima di tutto la situazione economica, quella della disoccupazione e del costo della vita che aumenta ogni giorno, e indubbiamente anche quella della crisi sanitaria visto che la gestione dei programmi di comunicazione per la vaccinazione ha creato confusione anche tra i piu ragionevoli. In più, tra gli impreditori c’è grande scetticismo sul fatto che prima o poi dovranno restituire le agevolazioni che hanno ricevuto, e ancora ricevono, il che limita moltissimo ogni iniziativa di sviluppo dell’attività imprenditoriale e la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro.