Grecia: le conclusioni dell’Eurogruppo

Accordata una rimodulazione delle scadenze del debito. Ma sono tanti i dubbi sull'effettiva sostenibilità nel breve e lungo periodo  

Il governo Tsipras aveva investito molto sull’Eurogruppo del 5 dicembre scorso, creando grandi aspettative per la conclusione della seconda valutazione del (terzo) programma di salvataggio e per una ristrutturazione del debito pubblico ellenico. Invece, né è stata portata a termine la seconda valutazione, né si è trovato un accordo sulla ristrutturazione del debito.

 

Una soluzione è stata l’adozione di un piano, con misure solo a breve termine, per la riduzione del debito greco, che potrebbe rendere il peso sul Pil inferiore di 20 punti entro il 2060. Sono misure che contribuirebbero a rendere più realistici i rimborsi del debito negli anni 2030 e 2040. Solo che il passaggio da un tasso variabile ad un tasso fisso sui prestiti aumenterà i costi per il Paese nel breve termine e, forse, li ridurrà sul lungo.

 

Inoltre è stata accordata una rimodulazione delle scadenze del debito – da 28 a 32,5 anni ‒ con i fondi salva-Stati Efsf e Esm. Non c’è stata nessuna discussione su eventuali misure da prendere nel medio e lungo termine perché dipenderà da eventuali necessità ora non prevedibili.

 

Per quanto riguarda l’avanzo primario è stato fissato a 3,5%, non solo per il 2017, ma anche oltre il 2018 per un numero di anni non ancora stabilito, il che si traduce in più tagli a previdenza e spesa pubblica, in altre parole un obiettivo irraggiungibile per qualsiasi Paese tanto più per la Grecia.

 

Ci si augura che queste misure siano sufficienti per la partecipazione del Fondo monetario internazionale (Fmi) al terzo salvataggio greco come pretendono la Germania e Olanda, preoccupati per il loro elettorato e le prossime scadenze elettorali.

 

D’altronde il Fmi è stato molto chiaro sulle sue pretese e cioè un sostanziale alleggerimento del debito, su misure a lungo termine e su avanzi primari dell’1,5% visto che l’obiettivo del 3,5%, anche se fosse raggiungibile, avrebbe strangolato lo sviluppo.

 

Secondo quanto riporta il Financial Times c’è stato un vero litigio tra Eurogruppo e Fmi: il che spiegherebbe, in parte, l’ambiguo annuncio dell’Eurogruppo. Sembra così la Grecia perda da entrambe le parti.

 

In Grecia il governo festeggia l’accordo, ovviamente per motivi di immagine, mentre l’opposizione accusa il governo sia di aver accettato gli avanzi primari del 3,5%, sia di non aver potuto concludere la seconda valutazione del programma e di non aver ottenuto un accordo definitivo sulla ristrutturazione del debito.

 

In ogni caso, nell’immediato futuro, il governo deve procedere con la liberalizzazione del mercato del lavoro, un obiettivo estremamente difficile specialmente per un governo di sinistra, con ulteriori tagli su pensioni, aumenti di tasse e con le nomine dell’agenzia delle privatizzazioni. In altre parole, l’esecutivo mette a rischio la sua sopravvivenza. Come se non bastasse le provocazioni del governo di Erdoğancontinuano e aumentano la pressione sul governo che, tra altro, teme una nuova ondata di profughi e migranti dalla costiera turca in seguito alla cancellazione, de facto, dell’accordo Ue-Turchia.

 

L’ultima sondaggio sull’ opinione pubblica è indicativa dello stato d’animo dei greci: l’88% crede che il Paese vada nella direzione sbagliata, mentre solo l’8% crede che la direzione sia giusta. Per quanto riguarda i sentimenti per la situazione del Paese, il 28% dichiara rabbia, il 25% delusione e il 19% vergogna.

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