Grecia, l’appoggio di Obama non basta
La settimana scorsa, Barack Obama ha iniziato la sua ultima visita in Europa in una Atene blindata per il timore dei terroristi e delle manifestazioni previste dagli anarchici e dai comunisti in occasione dell’anniversario della rivolta degli studenti al Politecnico del ’73 contro la Giunta militare sostenuta allora da Washington.
Il presidente uscente degli Stati Uniti ha detto quello che Atene aveva bisogno di sentire, ha dato cioè il suo supporto a un allegerimento del debito publico, dichiarando che l’estrema austerità non offre soluzioni sostenibili, e dando fiducia alle prospettive dell’economia ellenica, e invitando nel Paese gli investitori stranieri. Inoltre, Obama ha elogiato l’atteggiamento e il comportamento umano dei greci verso i profughi, malgrado la situazione difficile del paese. D’altra parte, il premier greco Tsipras ha avuto un’ulteriore occasione per mandare il suo messaggio alla Troika per chiedere un alleggerimento del debito publico, visto che il paese ha fatto le riforme accordate. Il premier ha pure sottolineato che l'austerità, protratta, risulta di solito un boomerang politico e sociale.
Il governo greco aveva investito tanto sulla visita del presidente Obama e sul suo supporto per l’allegerimento del debito. Però sembra che si tratti di un’altra illusione del governo. Se uno ascolta attentamente la conferenza stampa del presidente Obama arriva ad altre conclusioni: a una domada sull’economia, il presidente statunitense ha risposto spiegando che la Grecia deve rimanere nell'Eurozona, ma ha sottolineato la neccessità di riforme, congratulandosi con il governo e con il popolo per i difficili passi che hanno fatto. Infine, ha parlato della riduzione del debito publico, considerandolo necessario per la sostenibilità delle riforme. Quanto ha detto, in pratica, non è diverso da quello che sostengono l'Unione europea o il Fondo monetario internazionale. In ogni caso si tratta di un presidente uscente e non si sa quale sarà la posizione di Trump, il suo successore.
Non si prevedono comunque grandi cambiamenti, dopo il discorso di Obama, visto che la stampa tedesca in questi giorni sottolinea che il debito greco non sarà ridiscusso prima del 2018. Durante la sua visita e in varie occasioni, comunque, il presidente statunitense ha parlato anche della necessità di un’Europa unita e forte, ha parlato della NATO, elogiando la Grecia come “un partner affidabile” che spende più del due per cento del Pil per la difesa nonostante la crisi economica – la verità è che il Paese non potrebbe fare diversamente, con il presidente turco Erdogan che vuole rivedere il Trattato internazionale del 1922 che ha stabilito i confini tra Grecia e Turchia.
Nononstante l’importanza della visita e del supporto di un presidente intelligente e carismatico che nessuno deve sottovalutare, il dopo Obama trova il paese nella stessa situazione di prima: disoccupazione che corre verso il trenta per cento, salari e stipendi in continua discesa, problemi seri in quasi tutti gli hot spots delle isole dove profughi e migranti esasperati dalle frontiere chiuse e dai ritardi nelle procedure di asilo – dovuti alla mancata assistenza della Ue-, adottano comportamenti violenti, spaventando la gente. Per quanto riguarda la riduzione del debito publico probabilmente sarà esaminato dopo il 2018. D’altronde le decisioni si prendono a Bruxelles, Berlino e Francoforte.