Grecia: la seconda volta della sinistra al governo
I mesi persi tra le elezioni di gennaio e quelle di settembre hanno aggravato ulteriormente una già difficile situazione, aumentando le misure richieste dalle istituzioni europee. Dopo i primi festeggiamenti per “la seconda volta a sinistra” la gente ha capito, e ormai ne e convinta, che le promesse fatte durante la campagna elettorale di Syriza non possona essere mantenute, per cui il futuro è piu grigio che mai.
La delusione della gente è accompagnata da rabbia e frustrazione, che si esprimono in diversi modi, mentre ci sono già stati due scioperi generali. Il paradosso è che in questi scioperi il partito Syriza incoraggiava la gente a partecipare contro le misure di austerita introdotte dallo stesso governo Syriza! Sembra che Tsipras combatta col suo Dna ma senza successo. La gente si rende conto del fatto che questo accordo è peggiore dei precedenti e che, sinistra o meno, le misure la stiano strangolando.
In questi mesi, il governo Tsipras ha incassato due "si" alle riforme, tra cui il capitolo spinoso delle nuove norme che consentono alle banche di requisire le case di chi non paga le rate sul mutuo e metterle all’asta. Dopo il secondo pacchetto di austerita sono stati sbloccati 2 milliardi di aiuti e 10 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche. Però il governo ha perso pezzi, uno di Syriza e uno di Anel, mentre un terzo, Gabriel Sakellaridis, ex portavoce di Syriza e amico d’infanzia di Tsipras, ha rinunciato al suo seggio in aula perché, come ha dichiarato, non era in grado di sostenere la politica del governo.
A quel punto si sta valutando la possibilità di un governo di ampia coalizione con la partecipazione di tutti i partiti, tranne comunisti e fascisti. L’opposizione è a favore e la gente lo spera. Però Tsipras ha dichiarato che non vuole farlo e che, con la maggioranza che ha, andrà avanti. Non si sa però cosa accadrà quando arriveranno in parlamento le leggi con i provvedimenti sul fronte previdenziale e fiscale, che rischiano di sfilacciare ancora di più l’esecutivo.
Allo stesso tempo il primo ministro parla di un possibile ampliamento della maggioranza, probabilmente con l’Unione di centro. Il paradosso è che Tsipras non vuole un governo di ampia coalizione, ma chiede il supporto e il voto dell’opposizione. Quest’ultima rifiuta di dare il supporto richiesto e dichiara che Tsipras deve governare assumendosi le proprie risponsabilita. L’opposizione sembra dimenticare il fatto che in agosto ha dato a Tsipras il via libera per concludere l’accordo con le instituzioni europee, mentre ora rifiuta di supportarlo.
L’altro giorno la maggioranza ha approvato la Legge di bilancio 2016, un bilancio estremamente reccessivo, che prevede tagli alla spesa per 5,7 milliardi di euro e, approssimamente, 2 milliardi di aumenti di tasse, per rispettare gli accordi con i creditori. Dei 5,7 milliardi di tagli, 1,8 derivano dalle pensioni e 500 milioni dalla Difesa.
Nel frattempo la disoccupazione rimane alta (quasi 27%, col 60% tra i giovani), la produzione industriale cala, il commercio si trova al suo punto peggiore. Allo stesso tempo la Troika diventa piu intrasigente e constringe il governo di tagliare ancora una volta pensioni e stipendi che sono gia stati ridotti quasi del 60%! Ma non e possible ridurre a tal punto stipendi e pensioni e, in parallelo, chiedere l’aumento delle tasse.
Quale sviluppo può esistere in questo modo? E quale sarà l’impatto sulla struttura economica e sociale del Paese? Come se non bastasse, le discussioni sulla ristrutturazione del debito nazionale, che potrebbero aiutare il governo a portare un po' di pace e di coraggio sia all’interno del partito che all’esterno, vengono rimandate. Il Fondo Monetario Internazionale non ha dichiarato ancora, ufficialmente, la sua partecipazione al programma, che è necessaria, però, per il governo tedesco.
Per l’istituzione internazionale il debito non è sostenibile e deve essere ristrutturato, mentre per la Germania lo è. Ultimamente le istituzioni europee pensano ad una graduale ristrutturazione del debito, collegata però con la realizzazione delle riforme richieste. Ma sanno che queste ultime non possono essere attuate, almeno non al cento per cento, e visto che la recessione derivante dalle riforme richieste aumenta il debito, perché riduce il Pil, la sua ristruturazione non sembra probabile. Ogni paradosso, in fondo, ha la sua logica.
Insomma sembra che la politica greca non abbia molte certezze.