Grecia in fiamme, roghi fuori controllo
Sono quasi un centinaio gli incendi che stanno divampando in Grecia. Un nuovo focolaio minaccia da diversi giorni anche il Nord-Ovest della capitale, ai piedi del monte Parnete, uno dei pochi polmoni verdi a non più di 25 km da Atene. Si tratta di un area industriale e residenziale: i sobborghi Varympopi, Acharnes e Tatoi. In quest’ultima località si trova l’ex residenza estiva – da anni abbandonata – dei re di Grecia. La Protezione civile in collaborazione con il Ministero della cultura hanno provveduto a trasportare lontano dalla zona molti oggetti di valore. Nell’area ci sono anche molte scuole di equitazione. Grazie alla cooperazione di molti enti e un immenso sforzo si sono potuti salvare 250 cavalli trasferendoli al Centro olimpico a Markopoulo. Un gruppo di veterinari ha offerto il proprio aiuto per curare i cavalli, tutti molto stressati e qualcuno anche leggermente ferito.
Il piano di evacuazione della zona in fiamme ha funzionato abbastanza bene e finora non ci sono vittime. Ma il fuoco continua ad avanzare e non solo a Nord-Ovest Atene. Roghi selvaggi si sono sviluppati anche nella parte settentrionale dell’isola di Eubea, uno dei luoghi più belli dell’ isola. Anche nelle isole di Kos e di Rodi si sono sviluppati incendi. Le altissime temperature di questi giorni, più di 42 gradi, e i venti costanti costringono a mantenere alta l’allerta in tutto l’Egeo.
Non è il momento di cercare le responsabilità del disastro anche se le critiche sono già nell’aria. Per il momento tutti pregano che non si verifichi un’altra tragedia come quella che nel 2018 distrusse Mati (vicino a Maratona), provocando la morte di 108 persone e centinaia di feriti.
I danni sono comunque enormi, centinaia di case, imprese, allevamenti sono distrutti e ancora bruciano. La ex residenza reale di Tatoi sembra essersi salvata, tranne le tombe della famiglia reale che sono state divorate dalle fiamme.
Atene è avvolta da incendi e non si puo respirare per il fumo, ma la situazione è altrettanto tragica nell’isola di Eubea, dove metà dell’isola è bruciata e i roghi partiti dal golfo Eubeo sono arrivati fino all’Egeo. Quasi tutti i villaggi sono stati evacuati, compreso il camping di Sant’Anna: gli ospiti e gli abitanti sono stati portati in salvo via mare con barche private e navi della Marina. Finora sono bruciati più di 100.000 ettari, con centinaia di case e automobili.
Anche nel Peloponneso la situazione è tragica. La regione dell’Elide, dove si trova l’antica Olimpia, insieme a parte della Messenia e della Lakonia sono in fiamme.
I mezzi a disposizione per arginare le fiamme ovviamente non bastano e perciò il governo greco ha chiesto l’assistenza europea. Sono finora arrivati 83 vigili di fuoco dalla Francia e due Canadair, altri aiuti provengono da Romania, Israele, Cipro, Svezia, Svizzera e Slovenia.
Dopo il primo shock, nell’opinione pubblica sta montando l’indignazione. Dopo la tragedia a Mati di tre anni fa, e l’allarme per i cambiamenti climatici che si sa essere alla base di incedi e roghi, ci si aspettava che il governo fosse più preparato. Certamente è positivo che i piani di salvataggio delle vite umane abbiano funzionato, però le aree colpite sono distrutte da tutti i punti di vista e proprio nel momento in cui si stavano riprendendo dalla pandemia. E ancora non è finita.