Grecia: Errica, la più piccola volontaria

Ha solo 9 anni ma, nonostante la sua età, questa bimba ogni giovedì e ogni sabato, dopo la scuola, prepara il cibo per i profughi alla Cucina sociale dell’isolotto di Salamina, nel golfo di Salonicco.

Errica Kalesiopoulou ha solo 9 anni ma, nonostante la sua età, questa bimba ogni giovedì e ogni sabato, dopo la scuola, prepara il cibo per i profughi alla Cucina sociale dell’isolotto di Salamina, nel golfo di Salonicco. Profughi e migranti sono impressionati dalla generosità di questa bambina che sente in fondo in cuore il dovere e il piacere di offrire il suo aiuto al vicino che più ne ha bisogno. Samar, un profugo siriano che lavora al mercato di Salamina, ormai amico di Errica, prende il cibo solo dalle sue mani. Quando un giornalista le ha chiesto qualcosa sulla sua attività, lei con l’innocenza della sua età, ma nello stesso tempo con una maturità impressionante, ha risposto: «Di color cioccolato, arancio o giallo, siamo tutti uguali». Errica non solo cucina, ma dedica pure del tempo anche ai bambini dei profughi giocando con loro. «Non parliamo la stessa lingua ma possiamo giocare a carte e ci divertiamo tanto», spiega la piccola al giornalista. Inoltre, Errica partecipa con i suoi genitori a molte altre attività di volontariato in diverse città del Paese e lo fa da quando aveva quattro anni. Ci si chiede chi ammirare: i genitori che hanno cresciuto in tal modo una figlia o Errica stessa, che dà tutto il suo amore e il suo tempo libero al vicino straniero.

Fatti come questi fanno cambiare a una parte della popolazione, almeno temporaneamente, il sapore amaro che lasciano eventi di segno opposto, come la raccolta di firme da parte di genitori per evitare l’ammissione dei bambini rifugiati nelle scuole, la “vendita” di certi profughi al porto del Pireo per guadagnare soldi, l’uso degli avanzi di cibo dei profughi da parte di greci senza tetto ed esasperati, gli scontri certe volte fatali tra profughi di varie nazionalità, atteggiamenti ostili e aggressivi di certi migranti, suicidio di giovani profughi (solo in gennaio i tentativi di suicidio sono stati una dozzina). Ci possono essere varie spiegazioni o giustificazioni per tutti questi atteggiamenti ostili, ma il fattore che accomuna le parti sembra la disperazione. I profughi e i rifugiati ormai hanno capito che l’Europa ha chiuso le porte per loro e che devono o rimanere in Grecia dove le condizioni di vita in molti casi non sono buone o tornare indietro, in luoghi dove la situazione è peggiore o li aspetta addirittura la morte. I greci, che di solito si comportano bene e gentilmente, vivono per altri ben validi motivi una simile disperazione. Da sette anni la gente vive il continuo peggioramento delle condizioni di vita, a tutti i livelli, la mancanza della prospettiva di una via d’uscita alla crisi, l’assenza di un’intesa nazionale per affrontare una situazione estremamente difficile, il duello tra il Fondo monetario internazionale e le istituzioni europee sui vari programmi di salvataggio, che anche se si sono rivelati sbagliati continuano a essere imposti. In breve, sembra che si stia vivendo una sorta di “teatro dell’assurdo”. La gente in Grecia s’accorge di come lo stesso tessuto sociale stia mutando in modo drammatico: I divorzi aumentano, l’abbandono di bambini pure, la corruzione trova l’ambiente adatto per prosperare e, per la prima volta, in questo Paese del Sud aumentano i suicidi. Secondo la Compagnia ellenica di psichiatria, si costata un aumento del 30% dei suicidi, mentre ogni giorno ci si commettono 2-3 tentativi di suicidio che, secondo le previsioni, aumenteranno nei prossimi anni. Il fattore comune della disperazione e dei suicidi tra profughi e greci sembra rappresentare una realtà deludente e triste. Ma esempi come quelli di Errica e dei suoi genitori ammorbidisce un po’ tale clima pesante.

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