Grecia, anziani delusi e giovani in fuga
Secondo i partecipanti ad una ricerca molto approfondita svolta in Grecia, i maggiori problemi della gente sono la disoccupazione (65,3%), le tasse (47,3%) e il sistema sanitario. Anche se si osserva una riduzione dei sentimenti negativi, il 59,4% dichiara rabbia, il 49,7% vergogna e il 38,6% paura, mentre solo il 20,5% dichiara speranza, il 6,4% orgoglio e il 4% sicurezza.
Per quanto riguarda il livello delle aspettative, la maggioranza dei cittadini associa il futuro del Paese con nuove misure di austerità oltre quelle concordate tra governo e creditori. Il 61,2% si dichiara indifferente agli argomenti del governo su una “success story” e il 38,1% considera molto probabile l’imposizione di nuove misure. Solo il 27,4% crede agli argomenti del governo. L’elemento più negativo è il fatto che i giovani non vedono nessuna prospettiva nel Paese e dichiarano che sono pronti di abbandonarlo: tra i 18 e i 24 anni la tendenza alla fuga si trova al 70,2% e nell’età tra 25 e 34 al 49,8%.
Una parte molto importante della società (78,4%) ha un’immagine negativa del governo, mentre per Nea Dimokratia l’immagine è migliore, ma gli aspetti negativi rimangono alti (66%). Sembra che il “Movimento di Cambiamento” cioè il tentativo dei socialisti di unire tutte le forze del centro sinistra attiri la simpatia dei cittadini ormai delusi da Syriza e Nea Dimokratia e arrivi all’11,6% di consensi, il che lo renderebbe un fattore catalitico dopo le elezioni che si svolgeranno nel 2019, secondo il governo, o nel 2018, secondo l’opposizione.
La dichiarazione-promessa del governo che, nell’estate del 2018, il Paese finirà col Memorandum della Troika non convince nessuno; anzi il 18,8% della popolazione sembra fermamente convinto che ci sarà bisogno di un altro memorandum e il 39,4% considera questa prospettiva molto probabile.
La vendita di armi all’Arabia Saudita, fortunatamente cancellata all’ultimo momento, la messa all’asta delle case dei cittadini indebitati con le banche e i Fondi pubblici, la riduzione delle entrate, l’aumento della tassazione e le promesse mancate del premier aumentano la delusione della gente. Una delusione che non è stata ridotta né col dividendo sociale da 1,4 miliardi di euro dato da Tsipras ai più poveri né con l’annuncio di una nuova infornata di assunzioni nel settore pubblico. Ormai tutti hanno capito che un fattore, tra gli altri, della crisi in Grecia è stato il pachidermico settore pubblico prodotto da clientele e assunzioni elettorali, una carta sicura che tutti i partiti giocano nelle loro partite.