Grecia, ancora guai per Tsipras

Dopo lo smacco delle europee, il premier greco ha perso la maggioranza in tutte le regioni dopo il secondo turno delle amministrative. Il governo spera di rimontare nelle elezioni nazionali di luglio
Greece's Prime Minister Alexis Tsipras addresses members of his party during a meeting, in Athens, Monday, May 27, 2019. Tsipras called snap general elections following a resounding defeat of his left-wing Syriza party in European elections. (AP Photo/Yorgos Karahalis)

Prima che il premier Tsipras avesse il tempo di riprendersi dallo shock delle elezioni europee e dalla dura sconfitta, è stato costretto a subire un secondo colpo, quello del secondo turno delle elezioni regionali e comunali, nelle quali ha perso nella maggioranza dei comuni in tutte le regioni.

Undici regioni hanno infatti votato in favore di Nea Demokratia, la regione di Creta ha votato in favore di Kinal (ex Pasok-socialisti) e la regione delle isole del Nord Egeo ha votato in favore di un candidato indipendente.

Non si dubita delle buone intenzioni del premier, e nemmeno il fatto che si tratti di un politico carismatico che ha vinto in due elezioni nazionali di seguito (gennaio e settembre 2015), un referendum (luglio 2015) e cinque proposte di sfiducia parlamentare. In più, gli va riconosciuto di aver fatto in modo che il suo partito accettasse – anche se non senza perdite – le misure di austerità imposte dalla Troika, contrarie alle convinzioni delle sinistre.

D’altra parte, però, gli osservatori notano come le sue vittorie abbiano aumentato una certa arroganza dei suoi collaboratori e anche sua, anche in materia strettamente politica con le accuse eccessive nei confronti di Nea Demokratia. Come se non bastasse, il premier ha cambiato il suo life style al punto da farsi immortalare nello yacht di un armatore fumando sigari Cohibas, un episodio che né il suo partito né la gente, e tanto meno l’opposizione, hanno potuto digerire; non tanto per il fatto in sé, ma perché erano vacanze in incognito pochi giorni dopo la tragedia di Mati. Rispondendo alle critiche, Tsipras ha detto solo che «non c’era niente di male». Aggiungendo questo al fatto che, secondo il Wwf (e non solo), dopo un anno dalla tragedia di Mati, una vera tragedia nazionale con i 102 morti, l’Attica rimane senza misure di protezione e prevenzione e senza mezzi, si capisce la rabbia della gente che ha votato Nea Demokratia non tanto perché crede nei miracoli, ma per punire il premier e il suo governo. I quali sperano comunque di avere un risultato migliore nelle elezioni nazionali del 7 luglio.

Mitsotakis e Nea Demokratia, avendo vinto tre elezioni (europee, regionali e comunali), appaiono determinati e calmi ed evitano indiscrezioni. Inoltre, borsa e mercati internazionali reagiscono in modo positivo alla prospettiva di un governo di Nea Demokratia. Si vedrà.

Questo periodo è stato e continua ad essere molto difficile. E tuttavia si registrano due episodiche danno qualche speranza. Primo, il fatto che i due rivali per il comune di Atene, Bakogianis (Nea Demokratia) che ha vinto e Iliopoulos (Syriza) che ha perso con grande scarto, hanno dimostrato civiltà politica e hanno promesso che ci sarà tra loro una vera cooperazione per il bene della città. Sono giovani istruiti e ovviamente con una mentalità del tutto diversa da quella delle precedenti generazioni politiche.

Secondo episodio, il fatto che per la prima volta un ebreo, Moise Elisaf, professore di Medicina all’Università di Ioannina e presidente della Comunità Israelitica della città, è stato eletto sindaco. Quest’elezione ha mandato un messaggio chiaro alla Grecia e all’Europa.

 

 

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