Graz capitale europea della cultura
Graz capitale europea della cultura nel 2003, è stata recentemente nominata anche Capitale dell’Unesco per il Design. Il suo centro storico è patrimonio dell’umanità: un vero gioiello di architettura, armonia cromatica e di vivibilità urbana.
Ma la città, grazie ad una amministrazione particolarmente attenta ai cambiamenti geopolitici, che hanno investito il continente europeo, si è fatta promotrice quest’anno di una iniziativa di assoluto interesse, che ha coniugato arte, cultura, religione, favorendo incontri a diversi livelli.
Sotto il titolo Com Unity Spirit 2013, si è, infatti, svolta una settimana di incontro e competizione fra cori religiosi dell’Europa, aperto alla partecipazione di gruppi provenienti anche da Asia e Africa. La città è stata invasa, oltre che da turisti, anche da gruppi di coristi vestiti da concerto e anche bambini, turchi, italiani, lituani, filippini, indonesiani, russi, sloveni, cori nigeriani e camerunesi, persino da Gibilterra: un vero spettacolo multicolore e multiculturale. La gente ha potuto ascoltare per le strade, nelle chiese, nei teatri della città questi cori, che sono diventati panorama di Graz per sette giorni, con una partecipazione di pubblico, un interesse ed un coinvolgimento invidiabile.
Negli stessi giorni si sono radunati circa duecento studiosi – teologi, filosofi, esperti ed accademici di religioni e culture con persone attive nel campo dell’incontro fra le diverse culture e religioni – per approfondire il rapporto che individui e comunità hanno oggi con la dimensione spirituale, soprattutto con la precisa prospettiva di una integrazione costruttiva per il nostro continente.
Si è trattato di una iniziativa che la dice lunga sull’impegno, soprattutto a livello politico ed amministrativo, che la città austriaca porta avanti da anni. Basta citare due aspetti.
Poco distante dal centro in un bel giardino, fra i più piccoli della città, in una zona popolata da molti musulmani, turchi e bosniaci, si alza una stupa tibetana, inaugurata nel 1998 niente meno che dal Dalai Lama in persona. Un segno di rispetto per il numero crescente di persone che seguono gli insegnamenti del Buddha. Un altro evento che colpisce è il rapporto con il mondo ebraico. A Graz abitava, infatti, una importante comunità ebraica, che fu spazzata via dalla Shoà. Alcuni ebrei sono tornati e nel 2000, in occasione dell’anniversario della Notte dei Cristalli, il comune di Graz ha restituito al minuscolo gruppo di ebrei, che oggi vive nella capitale della Stiria, una nuova sinagoga.
Sono due gesti che spiegano l’impegno di questa città al dialogo, che si è espresso nei giorni scorsi nei lavori del convegno, che ha saputo coniugare carattere accademico, esperienza di dialogo vissuta, interrogativi importanti verso il futuro. Si sono anche proposte soluzioni, che sono state espresse nel documento finale elaborato al termine dei lavori e letto nel corso della serata conclusiva che ha portato sullo Schlossberg, la collina fortezza che domina la città,cori di tutto il mondo e di ogni età, accademici, persone di culture diverse, che non solo hanno celebrato la conclusione di una settimana che è stata un’esperienza di vita e di comunità civile, sociale e religiosa.
Toccante il momento in cui il Borgomastro, nel corso dell’evento finale ha chiesto ai più di mille presenti di alzarsi e di raccogliersi in un minuto di silenzio per ricordare tutti coloro che soffrono per la guerra in varie parti del mondo. Altrettanto suggestivo e profondamente spirituale la presenza sul palco di teen-agers che hanno pregato a turno nella tradizione cristiana, ebraica, baha’i, musulmana, buddhista e induista, ponendo, poi, in un grande vaso dei mazzi di gladioli, come segno di impegno alla pace.
Una settimana di grande ricchezza spirituale e culturale, ed un esempio imitabile e sostenibile che l’integrazione, mai scontata, è tuttavia possibile e che anche le amministrazioni possono investire tempo, energie e fondi in iniziative che contribuiscono a cogliere le sfide dell’Europa di oggi.