Grappoli di umanità

Su un foglio di carta mi sono messo a scrivere i nomi dell'uva mia. Amici e parenti su cui volevo concentrare il mio tempo.
Foto Pexels

L’altro giorno mi sentivo inquieto, come se avessi una pulce a darmi fastidio e ho deciso di uscire per una passeggiata. Mentre camminavo, ho ricevuto un paio di messaggi e una telefonata. Visto che avevo il cellulare in mano, ho notato che un social mi ricordava il compleanno di un conoscente e gli ho mandato una faccina con gli auguri. A quel punto ho pensato che, se avessi continuato a guardare lo smartphone, non mi sarei goduto la natura; l’ho spento, anche se sentivo un po’ di preoccupazione perché diventavo irraggiungibile.

Dopo qualche passo respiravo a pieni polmoni e la mente iniziava a ossigenarsi. Mi sono sentito trasportato a pensare pensieri diversi da quelli di prima. E pensa che ti ripensa, mi sono ricordato altre passeggiate, momenti che avevo condiviso con qualche amico e un senso di benessere, come un calore, mi è entrato nell’animo.

Ora, quando vado per prati, sono perlopiù solo e ne approfitto per fare qualche telefonata, per mandare messaggini, per leggere le notizie dal mondo sul cellulare. Un momento per staccare, lo considero così. Pensa che ti ripensa, nella testa continuavano i ragionamenti, e tra un fringuello e un monello che mi colpiva con una pallonata, ho fatto un po’ di conti eseguiti a mente.

Il cammino dei miei pensieri sempre più pensierosi, mi conduceva a riflettere sui contatti, i cosiddetti amici che ho sul cellulare, circa duemila. Facendo calcoli e considerazioni, ho ricavato che a ognuno di essi posso dedicare poco tempo, spesso anche ai più intimi, visto che a tutti quelli che mi scrivono rispondo per educazione. Non posso dare più di qualche minuto a chi mi cerca, non ho tempo per relazioni più empatiche. La vita è quella che è, oltre al sonno obbligatorio per riposare, le ore in un giorno sono quelle che sono…

Una volta vivevo in maniera differente e mi si è accesa una lampadina… Mi trovavo davanti a un filare d’uva, frutti maturi pendevano dalle piante pronti per essere raccolti e mentre contemplavo pensavo… ogni grappolo ha una cinquantina di acini attaccati, non tutta l’uva del vigneto, solo quei 50 acini, quelli che può nutrire attingendo la linfa che gli scorre dentro attraverso la pianta. Mi sono seduto su un tronco, e su un foglio che avevo in tasca mi sono messo a scrivere i nomi dell’uva mia. Amici e parenti su cui volevo concentrare il mio tempo, il mio grappolo di persone da nutrire e coltivare e da cui essere a mia volta nutrito e supportato.

Mi sono sentito rinascere e al diavolo le tortine digitali! Mi sono detto: la prossima volta che qualcuno fa il compleanno, qualcuno a cui tengo veramente, non mando più dolci e fiori finti, mi rendo irraggiungibile a tutti gli altri e lo vado a trovare portando un bel profiterole! Non ho più duemila amici da seguire, ma un pezzo vero d’umanità di cui ho preso nota su una paginetta di carta.

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