Grande musica a Siena

L'Orchestra sinfonica di San Pietroburgo apre la Settimana musicale senese. Ricchissimo il programma fino al 13 agosto
Siena

Ha 69 anni ma non li dimostra affatto. A dispetto della crisi economica, la Settima musicale senese continua a programmare cose belle e grandi. La sera del 10 luglio si è aperta al Teatro dei Rinnovati, fresco di un restauro che lo rende ancora più prezioso, con l’Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo. Il più antico complesso russo, nato a fine Ottocento e diretto dal 1988 da Yurij Temirkanov.
 
Diciamo subito, il maestro nato nel Caucaso è il più grande direttore attualmente in circolazione. Preparatissimo, coscienzioso, umile e davvero al servizio della musica, dirige senza bacchetta. Sono le mani, le braccia, il corpo e il volto a dire e a cavare fuori la musica da un’orchestra lussuosa negli archi, dorata negli ottoni, dolce nei legni. Insomma, una macchina del suono formidabile e seducente. Lui, Temirkanov, non si esibisce, non ha espressioni retoriche fatte per esser ben visto e fotografato È austero ma straordinariamente comunicativo.
 
Torniamo al concerto d’apertura nel teatro strapieno. L’ouverture “La grande Pasqua russa” di Rimskij-Korsakov è quanto di meglio un’orchestra possa esibire come brillantezza di suono e di colore, perché è l’inno della natura che si risveglia, si riapre alla vita. E con lei l’uomo, nel tempo della resurrezione che la musica esalta con una luminosità accecante, dei violini in particolare e degli ottoni.
 
Segue il celebre “Concerto per violino e orchestra in mi minore” di Mendelssohn: romanticismo allo stato puro, una melodiosità senza fine come luce su luce, preziosa, controllata. Il lirismo incantevole del secondo tempo e poi il finale travolgente vedono la fantasia al potere, ma controllata dalla ragione, affinché il sentimento fluttui libero e bello. L’ex fanciulla prodigio giapponese Sayaka Shoji, ventottenne in fascinoso abito blu, suona uno Stradivari del 1729, e si vede e si sente dalla corposità del suono, sotto le dita infiammate dell’ex allieva di Uto Ughi proprio alla Chigiana.
 
Si chiude con la “Quinta Sinfonia” di Ciaikovskij, così lussureggiante, impetuosa, e fin troppo trionfalistica nel finale, a dimenticare invece l’immenso dolore che vibra specie nei primi due movimenti.
 
Concerto di rara incisività e bellezza dove l’armonia dell’orchestra col direttore e viceversa, e con la solista, è stata uno spettacolo a sé.
 
Si continua oggi, 12 luglio, con la nuova opera-fiaba comica di Isidora Žebeljan “Due teste e una ragazza”, il 13 col concerto di musiche russe del violista Jurij Bashmet col pianista Mikhail Muntjan, il 14 con l’Orchestra Barocca di Venezia. Si chiude i l3 agosto con Maurizio Pollini. Scusate se è poco.
 

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