Grand Tour Italia
Il nostro Grand Tour, il viaggio in Italia, come per Goethe, comincia dal Trentino, da quel lago di Garda che così il poeta descrisse il 12 settembre del 1786: «Quanto vorrei che i miei amici fossero per un attimo accanto a me e potessero godere della vista che mi sta dinnanzi!». Era arrivato a Torbole da «dove si vede il lago per quasi tutta la sua lunghezza». Un panorama di cui i tedeschi, e non solo, sono ancora innamorati. Dal 15 giugno sono state riaperte le frontiere del Brennero e la possibilità per austriaci, svizzeri, tedeschi, olandesi, svedesi, la stragrande maggioranza dei turisti, di tornare a fare vacanza sul lago. «Prevedo – dice Luigi Nodari dell’Hotel Baia azzurra di Torbole – una perdita del 50% e sono ottimista perché i tedeschi non rinunciano alle vacanze e al vento termico costante del lago che permette, com’è noto in tutta Europa, di poter sempre veleggiare».
A 2803 metri di altezza si trova, su uno sperone roccioso con vista indimenticabile, il rifugio Boccalatte-Piolti situato nel Comune di Courmayeur, in Valle D’Aosta. Lo gestisce per il Cai Franco Perlotto, alpinista, giornalista e scrittore. «Per assicurare il dovuto distanziamento – ci spiega – è prevista la metà dei posti per il pernottamento e sarà obbligatoria la prenotazione. Per la ristorazione si dovrebbe perdere un po’ meno perché si possono sistemare tavoli all’aperto e un barbecue. Guadagneremo poco e per i lavoratori stagionali c’è il rischio che resteranno a casa».
Le acque azzurre e trasparenti di Fontane bianche, Siracusa, sono sempre un’attrattiva per stranieri e turismo locale, ma «i posti – chiosa Lucia Zappulla del Lido Sayonara – sono diminuiti del 45%, i prezzi sono aumentati per la lievitazione dei costi dovuta alle modifiche fatte per evitare assembramenti e per la continua sanificazione dei luoghi. Sono presenti turisti stranieri ma in percentuali molto ridotte. C’è ancora timore della pandemia e non tutti i confini in Europa sono aperti, né sono stati ripristinati i voli dagli Usa».
Appassionarsi dell’Italia
La sfida per il comparto è recuperare il Goethe perduto, i viaggiatori stranieri, facendo appassionare gli italiani al Grand Tour, il viaggio nel Belpaese, perché la sorte dell’economia del turismo è nelle nostre mani. Viaggi, vacanze, turismo d’affari risultano i settori economici maggiormente colpiti dalla pandemia e l’Ocse stima una perdita del Pil in Italia fino al 14%, in caso di una seconda ondata della pandemia, perdita causata in gran parte, fino al 7,2%, dal comparto turismo. Gran parte del danno – dice un accurato dossier della Rur – deriva dalla drastica riduzione delle presenze straniere in Italia che «rappresentano la metà della domanda turistica: nel 2019 sono stati 64,5 milioni gli arrivi, pari al 49,5% del totale e 220 milioni i pernottamenti, pari al 50,6% del totale». La sola Germania contribuisce al 27,1% delle presenze straniere, seguita da Francia (6,6%), Regno Unito (6,5%), Paesi Bassi (5,1%), Svizzera (4,9%) e Austria (4,4%). Questi 6 Paesi europei totalizzano il 54,5% delle presenze. Quarantaquattro sono i miliardi di euro di spesa complessiva dei turisti stranieri nel 2019, lo studio Rur ipotizza di recuperarne solo il 36%, 15 miliardi, su base annua. La possibile strategia è riprendere parte della quota di viaggiatori italiani del ceto medio-alto che era solita trascorrere le vacanze all’estero spendendo complessivamente 27 miliardi di euro nel 2019. Il 42,1% della spesa – spiega il dossier Rur – è generato dalle famiglie provenienti dal Nord Ovest con la Lombardia a far la parte del leone, il 30,3%. Tendenza confermata da un’indagine di Demoskopica che prevede che il 92,35% degli italiani resterà nel Belpaese, soprattutto in Sicilia, Toscana e Puglia per il periodo estivo. Anche se poco più della metà dei nostri connazionali, il 51%, ha deciso di andare in vacanza e quasi 8 milioni, il 15,3%, rinunceranno per difficoltà economiche causate dalla perdita del lavoro, 400 mila solo in aprile e maggio, e dalla cassa integrazione che ha avuto un picco di 7,8 milioni di lavoratori.
La ripresa partirà da una maggiore incidenza del turismo domestico e dai flussi dai Paesi più vicini che possono raggiungere l’Italia in auto. «Ma non si potranno tirare le somme – ne è convinto Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo Enit-Agenzia Nazionale del Turismo – fino al termine della stagione. Una maggiore dipendenza dai viaggi a corto raggio, gli arrivi da altri Paesi occidentali, rispetto alla media e lunga distanza può anche contribuire a un recupero più forte e meno volatile».
Iniziative per il turismo
Molte le iniziative per riscoprire l’Italia. La campagna “Passione Italia” promossa dal Touring club italiano, l’app gratuita di Enit Italia Virtual Reality scaricabile da App store e Google Play per percorrere virtualmente la Penisola alla scoperta dell’autenticità italiana e alcune novità editoriali. La guida Italia on the road, della Lonely planet, con 40 itinerari alla scoperta del Paese e Il Giardino dell’arte di Claudio Strinati per i tipi di Salani, il romanzo di un viaggio tra le meraviglie d’Italia per riscoprirne la bellezza del paesaggio e l’immensa ricchezza delle nostre opere d’arte.
Dal 1 luglio al 31 dicembre si potrà usare anche il buono vacanze di 500 euro a famiglia, 300 per una coppia, 150 se single. Lo sconto sarà praticato dalla struttura ricettiva e sarà rimborsato dal governo con un credito d’imposta. Si tratta di un sostegno alla domanda per i redditi medio-bassi, con una previsione di spesa di 1,7 miliardi, che rappresentano il 76% degli oneri per gli interventi di sostegno al settore, ma «l’attuale critica situazione del turismo – commenta Giuseppe Roma, presidente di Rur – dovrebbe essere affrontata con maggiori fondi e strumenti di intervento più efficaci che combinino l’aiuto d’emergenza a un più strutturale sostegno per rafforzare le imprese che ne costituiscono il tessuto operativo». Per la rinascita occorre riqualificare l’offerta ricettiva «con un eco bonus del 100% per la ristrutturazione sostenibile di alberghi e villaggi turistici» e unificare, sistematizzare, raccordare la dimensione digitale «con una piattaforma che raccordi i molteplici portali territoriali o settoriali ora frammentati e dispersi nella grande nuvola di Internet».
Un modello importante da imitare sono i decennali cheques vacances dei cugini francesi. Aziende e pubbliche amministrazioni acquistano i buoni vacanze per i propri dipendenti agevolati da una defiscalizzazione contributiva. Sono spendibili solo in Francia, gestiti da un ente bilaterale no profit e sono a costo zero per lo Stato perché le entrate tributarie generate compensano le uscite della defiscalizzazione. «Si potrebbe lavorare – spiega Fabio Saladini, presidente Ctg – per la costruzione di un modello permanente alla francese, che unisca difesa e sostegno del turismo nazionale, educhi a un turismo alternativo e sostenibile, agevoli i cittadini economicamente più deboli, promuova il turismo culturale e scolastico e una fruizione del tempo libero più equa». Il bonus vacanze italiano sarebbe così non episodico ma apripista per un turismo lento, locale, solidale, diffuso, in sicurezza per una versione 2020 del Grand Tour. Ce n’è da scoprire.
Un turismo moderno e sostenibile
Intervista a Lorenza Bonaccorsi
Sottosegretaria di Stato del Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo
Come riformare il settore del comparto turistico?
Il grande sforzo che dobbiamo fare come comparto turistico è quello
di capire tutti che il turismo è un’impresa, la più grande e diffusa del
Paese e che ha bisogno di un salto di qualità nell’offerta. Non dobbiamo
accontentarci solo di inseguire modelli turistici di massa, ma lavorare
affinché tutto il livello dell’offerta faccia un salto in avanti. Non basta
avere un patrimonio artistico, culturale, paesaggistico e naturale unico al
mondo. Dobbiamo essere capaci di offrire un’offerta moderna, di qualità e
sostenibile.
Quali possono essere gli attori della rinascita?
Bisogna lavorare affinché anche le aree interne acquisiscano il giusto
valore. Uno sviluppo sostenibile che, però, non può prescindere da una
rete infrastrutturale che, in particolare al Sud, è molto carente. Dobbiamo
sfruttare i fondi straordinari previsti dall’Europa per il nostro Paese per
rinforzare l’Italia di quei collegamenti viari e ferroviari non più rinviabili,
ma anche puntando sulla viabilità sostenibile a partire dalle ciclovie, dai
cammini e da tutto quel turismo lento e dolce su cui vogliamo puntare
molto. Infrastrutture che per la maggior parte dovranno essere rivolte al
Mezzogiorno.
Quali i settori più a rischio per la pandemia?
Fanno più fatica le città d’arte, l’alberghiero più che l’extra perché i cittadini
cercano appartamenti e strutture singole dove non c’è la possibilità di
incontrare altre persone, considerandoli così più sicuri. Andranno molto
la montagna e gli agriturismi che si potranno riprendere prima degli
altri. Prevarrà un turismo di prossimità e più isolato rispetto ai luoghi di
grande aggregazione. Il ridimensionamento dei flussi di turisti ci consegna
un quadro radicalmente mutato, una crisi trasversale, che colpisce
indistintamente ogni singolo comparto del settore, ogni area del nostro
Paese, ogni attore del mondo del turismo. Per questo sono molteplici gli
strumenti che il governo ha voluto mettere in campo sin dai primi giorni di
emergenza.
Quali le principali proposte del governo?
Si è partiti dalla necessità di sopperire alle difficoltà economiche e alla
mancanza di liquidità di imprese e professionisti del settore, garantendone
la conservazione e la possibilità di potersi adeguarsi alle norme di sicurezza.
A questo primo passo si affianca una significativa azione di stimolo alla
domanda turistica interna. Faremo in modo che gli italiani non rinuncino
a qualche giorno di relax e l’idea del bonus vacanze va in quella direzione.
Insieme a tutte le strutture preposte vigileremo affinché sui prezzi non ci
siano distorsioni a danno dei clienti.
Il marketing collaborativo
Intervista a Nicolò Costa, presidente Acom e sociologo del turismo
Cosa fare per una ripresa dal basso del turismo?
Due mesi fa ho fondato Acom, Alleanza per le competenze dell’ospitalità
e la mobilità, con i miei ex studenti universitari di Milano Bicocca e Tor
Vergata, che sono diventati manager e imprenditori del turismo per trovare
idee di rilancio. Non si rinasce da soli, ma solo mettendo insieme profit e
non profit, enti locali e piccole e medie imprese con programmi di rinascita
congiunti nell’ottica di un marketing collaborativo nella filiera produttiva.
Gli albergatori non devono litigare con le case per ferie, con i B&B,
considerandosi concorrenti, perché c’è spazio per tutti dato che la domanda
resta diversificata e multimotivata.
Fare rete anche per chiedere il credito alle banche?
Proponiamo di chiedere i finanziamenti alle banche non come singole
attività individuali ma come reti di imprese. Chi saprà collaborare a
livello di destinazione dovrebbe meritare più soldi, incentivi, fiducia,
reputazione. Come Acom abbiamo chiesto a Banca Intesa e Unicredit di
non dare soldi a un singolo, ma di finanziare le filiere produttive. Abbiamo,
inoltre, sottoscritto una prima collaborazione con l’albergo diffuso, che
è un’invenzione tipicamente italiana fondata da Giancarlo Dall’Ara. È un
esempio di collaborazione tra un imprenditore innovativo molto sensibile al
sociale, l’ente locale e la rinascita urbana dei borghi.
Come migliorare la dimensione digitale dell’offerta turistica?
Bisogna reingegnerizzare le piattaforme digitali delle regioni in modo tale
che promozione e commercializzazione possano essere integrate. Se si
va, per es., nel sito del Trentino, si trovano pacchetti vacanze in base allo
stile di vita di ciascuno: turismo lento, alberghi, terme, cammini, attività
sportive. In Sicilia non c’è. Non basta promuovere la bellezza di una regione.
L’ente pubblico dovrebbe aiutare le piccole e medie imprese a promuovere
i pacchetti personalizzati degli operatori commerciali e le agevolazioni
economiche che permettono di scegliere la regione.
Cosa pensa del buono vacanze del governo?
È una misura estemporanea e non durevole. Rientra in una logica
assistenziale, ma i ceti più bassi non vanno in vacanza e la gestione del
bonus è a carico dell’impresa che è già in crisi e indebitata. In Italia per
rilanciare il turismo “patriottico”, Italia su Italia, dobbiamo puntare sul ceto
medio-alto che ha risparmi e possibilità di spesa.