Grammy 2014: da Morricone ai Daft Punk

Nella notte si è tenuta a Los Angeles la cerimonia di premiazione, con la consueta alternanza di stelle vecchie e nuove che hanno tracciato i nuovi percorsi del pop planetario; per l’Italia un solo, per quanto significativo riconoscimento: il premio alla carriera al maestro Ennio Morricone
Daft Punk

Un’edizione nel segno della consueta grandeur, qualche provocazione, un po’ di gossip e tanti lustrini. Del resto, al pari degli Oscar cinematografici, i Grammy Awards son così, da sempre: la materializzazione sonora dei sogni dell’ultima generazione dei divi della canzone internazional-popolare. Ma cosa c’entrasse la celebrazione matrimoniale di 33 coppie (etero e gay) presieduta da Madonna non risulta ben chiaro, se non nell’esigenza di dar ulteriore visibilità a un evento che per sua natura ha sempre avuto una valenza più espositiva che propositiva.

Così la 56esima celebrazione dei re del pop è servita soprattutto a sancire il trionfo del duo transalpino dei Daft Punk, fondamentale punto di riferimento del nuovo del pop elettronico. Per loro ben quattro statuette, tra cui quella più prestigiosa, ovvero quella destinata all’album dell’anno, assegnata al loro ultimo Random Access Memories, che già aveva dominato i mercati l’estate scorsa.

Tra gli illustri ospiti dello show anche l’accoppiata Paul McCartney e Ringo Starr, ovvero ciò che resta dei mitici Beatles; il pretesto è stato il ricordo del quarantennale del loro primo tour in America. Tra le altre spezie della cerimonia, oltre alla già citata Madonna, anche Beyoncé (sempre più massima icona del black-pop contemporaneo), i rockettari Metallica, e qualche supernova dell’hip-pop come Jay-Z e Pharrell Williams.

Tra gli altri riconoscimenti, significativi i due assegnati alla diciasettenne neo-zelandese Lorde, rivelazione assoluta di questa stagione, che s’è portata a casa la statuetta per la “canzone dell’anno” (Royals, anche in Italia uno dei tormentoni di questi ultimi mesi) e quella per la migliore performance pop. Tra le altre rivelazioni, più che prevista l’affermazione del duo Macklemore & Ryan Lewis: anche per loro quattro Grammy, compreso ovviamente quello per l’album rap dell’anno. Tra i redivivi invece, gli stagionati Black Sabbath, premiati per il metal, i Led Zeppelin per il rock, e Michael Bubblé premiato per il pop tradizionale.

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