Grammy 2005: il trionfo dell’ovvio

IGrammy Awards sono gli Oscar della musica, ed esattamente come quelli, celebrano con una valanga di premi i protagonisti della scena musicale contemporanea. Un baluginante caravanserraglio, perfettamente incastonato nelle logiche dello star-system, che si limita a certificare i successi e di rado crea nuove tendenze; tutt’al più consacra o sdogana qualche emergente di lusso. Anche quest’ultima edizione ha confermato le regole. A cominciare dagli otto premi assegnati alla memoria di Ray Charles, l’ultimo dipartito per l’empireo dei Grandi. Il fronte del rock ha trovato soddisfazione nei tre Grammy finiti nelle bacheche dei soliti U2 nonché – giusto per tener d’occhio le giovani generazioni – i Green Day, premiati come autori del miglior album dell’anno in quest’ambito. Altri premi sono andati al rapper Kanye West e a stelle ormai consolidate come Usher, Alicia Keys, Norah Jones e ai lanciatissimi Maroon 5 (rivelazione del- l’anno). È riemerso dalle nebbie qualche vecchio campione come Prince, Rod Stewart e l’ex Beach Boys Brian Wilson, mentre tra gli emergenti ancora relativamente poco noti vale la pena tener d’occhio John Mayer, cantautore di sicuro talento che ha visto la sua Daughter premiata come canzone dell’anno. Certo sempre meglio i Grammy che i nostri Sanremo, penserà giustamente qualcuno. In verità qualcosa del genere c’è pure da noi (gli Italian Music Awards), ma il loro peso specifico è ancora ben lungi dal soppiantare quello del Festival, nonostante la credibilità dei selezionati sia ben superiore a quella proposta annualmente sulla ribalta dell’Ariston. Ci si può comunque consolare pensando che quest’anno un Grammy se l’è aggiudicato addirittura l’ex presidente Bill Clinton (per la versione audio della sua biografia, ed è già il secondo della carriera…); e se a tutto ciò aggiungiamo che in Inghilterra e Giappone il business delle suonerie per telefonini ha già superato quello dei cd, non è difficile preconizzare quelli che potrebbero essere gli orizzonti della Musica di domani. Sperando di sbagliarsi… CD NOVITÀ LISA STANFIELD THE MOMENT Edel Mancava da un po’ dalla scene, ma ci torna con un bel disco prodotto da quel vecchio marpione di Trevor Horn. L’inglesina si giostra con grazia ed astuzia tra pop e soul danzereccio: funzionerà in fm a cominciare dall’intrigante singolo guida, ma anche le altre dieci canzoni hanno tutto ciò che serve per rilanciarla in grande stile. CHEMICAL BROTHERS PUSH THE BUTTON Virgin I due fratellini chimici si confermano più che mai l’avanguardia del pop contemporaneo. I loro ritmi ipnotici, la tensione ipertrofica e ipertecnologica che permea molte atmosfere, il clima multietnico che colora gli arrangiamenti di questo loro settimo album, esprime meglio di tante parole l’essenza più profonda della postmodernità. Un grande disco, pieno di idee, impervio a tratti, ma quasi indispensabile per chi voglia capire dove sta andando (o zig-zagando…) la musica del terzo millennio. DIEGO MANCINO COSE CHE CAMBIANO TUTTO Sony Music Ecco un altro giovanotto da tener d’occhio. Tra i nuovi emergenti italiani è tra i più personali e moderni sia come stile di scrittura che come vocalità. Con un po’ di fortuna, e tanta applicazione potrebbe farcela a saltar fuori dal mazzo.

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