Governo Meloni tra discontinuità e identità

Dopo le cerimonie di investitura comincia il lavoro del nuovo esecutivo tra alcune certezze di continuità con il governo Draghi. L’occasione per le opposizioni per definire la loro identità
Governo Meloni Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse Roma

Cordialità e sorrisi tra Draghi e la Meloni hanno accompagnato il passaggio di consegne formali alla guida del governo, contrassegnato dal simpatico rito della campanella introdotto da Lamberto Dini nel 1996 al momento del passaggio delle consegne a Romano Prodi. Il trillio metallico è lo stesso che segna il rito di inizio e chiusura dei tribunali come nelle comunità conventuali (embrione della democrazia moderna secondo alcuni storici).

È ancora il sorriso a prevalere in questi primi giorni di insediamento dell’esecutivo che ha iniziato i lavori domenica 23 ottobre in una capitale ancora segnata da una temperatura estiva e dove nel quartiere dell’Eur si è aperta un’importante manifestazione promossa da quella che viene definita la piccola Onu di Trastevere.

La Comunità di Sant’Egidio ha fatto convergere nel palazzo delle Fiera il presidente della Repubblica italiana Mattarella e quello francese Macron per consolidare l’auspicio della ricerca della pace invocata da una miriade di interventi di rappresentati delle religioni in continuità con l’incontro interreligioso di Assisi del 1986 voluto da papa Giovanni Paolo II. Un’iniziativa collegata in qualche modo al Forum de Paris sur la Paix fortemente voluto da Macron a partire dal 2018, nel centenario di quell’armistizio del primo conflitto mondiale che non portò, come è noto, a preparare le condizioni della pace ma esattamente l’opposto.

La priorità di evitare la discesa agli inferi di un conflitto globale segna l’agenda delle istituzioni internazionali e di ogni governo, a partire da quello appena definito dalla nuova maggioranza guidata da Fratelli d’Italia. Si tratta ora di capire quali saranno gli elementi di reale discontinuità con la linea tracciata dall’ex governatore della Bce.

Non se ne intravedono sul piano delle relazioni internazionali con rinnovate e convinte espressioni di fedeltà atlantica, dal ministro degli Esteri Tajani a quello della Difesa Crosetto che nelle prime interviste  invita a stare in guardia dalle pressioni russe a sostegno delle proteste sociali previste in crescendo con il conclamarsi degli effetti della crisi economica. Crosetto conferma ovviamente l’invio di nuove armi a Kiev. Si tratta di capire se ora verrà noto il dettaglio del materiale che sarà inviato, finora secretato a parere del direttore di Limes Lucio Caracciolo per evitare una crisi anticipata del governo Draghi.

La presenza del presidente francese a Roma ha permesso un incontro informale con la Meloni nel segno della ricerca di quella continuità auspicata da Mattarella e Draghi del Trattato di collaborazione tra Italia e Francia che dovrebbe rafforzare il nostro Paese in Europa e non solo.

Sul capitolo della transizione ecologica si registra un ulteriore elemento di continuità con il precedente esecutivo grazie alla consulenza in materia di risorse energetiche assicurata al nuovo ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin dall’uscente ministro Cingolani che torna in servizio presso Leonardo, società sotto controllo pubblico specializzata su Aerospazio e Difesa.

Si possono in questo senso riascoltare le registrazioni della recente festa di Atreiu, raduno annuale promosso da FdI, per verificare una similarità di vedute sul tema del ricorso al gas metano come risorsa di transizione verso lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Una tesi sostenuta dall’Eni di Descalzi ma non dall’Enel di Starace, società entrambi controllate dal capitale pubblico e soggette alla scelta dei vertici da parte del governo.

La discontinuità è attesa sul fronte della gestione dei flussi migratori che interessano il nostro Paese posto nel mezzo del Mediterraneo. Se la giovane premier socialista della Finlandia, Susanna Marin, ha deciso di finanziare un muro destinato ad erigersi sulla lunga frontiera con la Russia, è prevedibile che verranno prese decisioni a Roma per adottare una qualche misura che assomiglierà al blocco navale evocato dalla Meloni in campagna elettorale.

La vera novità che cattura l’attenzione prevalente dei media restano invece, come prevedibile, le polemiche su temi laceranti come la legislazione sull’aborto che comunque il nuovo governo ha già detto chiaramente che non intende cambiare.

Ma la polemica è destinata a crescere senza fare, finora, quel passaggio di livello che potrebbe registrarsi ad esempio a partire da una lettera che Eugenia Roccella ha inviato a La Stampa che aveva ricordato, con la citazione di un opuscolo del 1975, il passato abortista della ministro della Famiglia, Natalità e Pari opportunità: «Si può aprire una riflessione sulla rivoluzione antropologica, su quali siano le forme del nuovo patriarcato, su quali siano oggi gli obiettivi delle donne, senza trincerarsi dietro logiche di schieramento e accuse strumentali, false e a volte offensive?».

Da parte dell’opposizione si può aprire, in generale, una riflessione più ampia sui contenuti che differenziano le diverse anime.

Quella di Calenda e Renzi si pone come collaborativa e attenta nel merito delle posizioni del governo: sulla stessa linea ad esempio a proposito di energia nucleare e armi all’Ucraina ma in forte dissenso su diritti civili.

Il Pd annuncia, con Letta, un’opposizione intransisente ma dovrà definire la sua identità culturale nel congresso da tenersi nel tempo più breve.

Proprio mentre si insediava il nuovo governo si è svolta un’assemblea di esponenti di sinistra che vedono, a partire da Stefano Fassina, la necessità della nascita di un polo progressista imperniato sul nuovo M5S guidato da Conte.

La netta identità della destra italiana giunta al governo del Paese sembra, quindi, indurre a ridefinire e precisare le culture politiche che vogliono porsi come alternativa credibile della Meloni.

Come osserva da parte sua Daniela Scalea, del Centro Studi Machiavelli di area di destra, «oggi l’elettorato, nella frenetica ricerca dell’uomo/donna forte che raddrizzi le cose, si innamora prima di Renzi, poi di Grillo, poi di Salvini, ora della Meloni, il tutto nel giro di nemmeno un decennio.

Con la medesima frenesia, di fronte alla mancata realizzazione di ciò che s’aspettava, l’elettorato brucia ogni idolo per passare al successivo, in un turbinio di ascese prodigiose e cadute rovinose. L’arduo compito, per la leader di Fratelli d’Italia, sarà rompere questo vortice distruttivo e rimanere in auge per più anni. Se ci riuscirà, segnerà un’epoca».

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