Governo e Farc mettono fine al conflitto

La settimana scorsa le due parti hanno annunciato la fine dei negoziati che da quattro anni si svolgono a Cuba. Successivamente, hanno trasformato in un definitivo cessate il fuoco la tregua bilaterale. Il 2 ottobre un plebiscito dovrá sancire quanto concordato  
Colombia

Ci siamo! Manca solo la cerimonia della firma definitiva, ma ormai la guerra tra Governo della Colombia e la guerriglia delle Farc é finita. Il presidente Juan Manuel Santos ha dichiarato giovedí scorso il cessate il fuoco definitivo e successivamente lo ha fatto anche la guerriglia, che tra due settimane realizzerá un congresso interno nel quale verrá ratificata la trasformazione da gruppo armato ad organizzazione politica.  

Mercoledí scorso le parti riunite a La Havana, Cuba, hanno annunciato la fine dei negoziati. La notizia in nottata ha spinto a migliaia di persone a scendere in strada per festeggiare un risultato tanto atteso. Il giorno dopo il presidente Santos ha anche annunciato per il prossimo 2 ottobre il plebiscito che dovrá sancire l'accordo definitivo di pace tra Governo e le Farc.

Nel frattempo, come stabilito nell'agenda discussa a La Havana, i guerriglieri si concentreranno in decine di zone giá stabilite, dove verranno prese in consegna le armi.

La discussione immediata ora é su quale sará l'esito del plebiscito. I sondaggi finora hanno dato indicazioni incerte. Bisognerá verificare se la fine del conflitto dará una spinta ulteriore alla proposta del "sí" all'accordo definitivo, vincendo l'ampio scetticismo e l'indecisione di ampi settori della popolazione. E bisognerá verificare se si riuscirá a superare la campagna dei settori piú conservatori, capitanati dall'ex presidente Alvaro Uribe, che osteggiano quanto negoziato in questi quattro anni con l'argomento di una amnistia facile col premio agli ex guerriglieri di poter partecipare alla competizione elettorale. Argomenti poco razionali che paiono motivati piú dalla necessità politica di un nemico per poter affermare le proprie posizioni, che non tiene conto che non si arriva quasi mai alla pace perfetta, ma a quella possibile.

 



Ma la fine della guerra con le Farc, anche se si tratta del piú importante gruppo armato del Paese, non signifca la fine della violenza. E' urgente giungere a un risultato simile con la guerriglia dell'Eln, gruppo armato di minore consistenza ma di posizioni ideologiche piú complesse e meno articolato militarmente. Sono ancora centinaia i morti della violenza politica, che fanno strage tra i militanti della societá civile, soprattutto per mano dei gruppi criminali ereditieri del potere armato dei paramilitari, che spadroneggiano in varie zone in combutta col narcotraffico e con la corruzione dilagante. Ed é urgente affrontare le sperequazioni sociali che sono alla radice della violenza politica di un Paese che, curiosamente, non ha mai sofferto un colpo di Stato ma che da 50 anni non conosce la pace.
 

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