Goma, la mia città

Goma è il capoluogo della provincia del Nord Kivu, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo. Una regione ricca di minerali e, per questo, al centro di un conflitto che dura da 30 anni. Papa Francesco incontrerà a Kinshasa, il 1° febbraio prossimo, alcune vittime di questa guerra senza fine. La testimonianza di Liliane Mogombozi, gomana, che vive attualmente in Camerun
Goma
Goma, nella Repubblica democratica del Congo, sotto il vulcano attivo Nyiragongo

Incuneata tra il lago Kivu, a sud, e le pendici dei vulcani Nyiragongo e Karisimbi, Goma è interamente costruita su un terreno pianeggiante di origine vulcanica.

Goma
Veduta di Goma

Capoluogo del lato orientale del Congo (RdC), la città si estende su un’area di 66.824 kmq, pari all’11% della provincia del Nord Kivu. Con un clima generalmente temperato, mitigato dai venti che soffiano dal lago Kivu e dai vulcani. Gli abitanti della regione sono tra 1 e 2 milioni.

Qui ho trascorso un’infanzia molto felice, un’adolescenza segnata da scoperte stupende, tra cui la spiritualità di Chiara Lubich, a 13 anni. Qui ho vissuto una giovane età adulta decisiva per le scelte importanti della mia vita. Qui ho le mie radici, una parte importante della mia identità è stata forgiata da questo ambiente ricco non solo di risorse ma anche di molte suggestioni affascinanti.

Ancora una volta con sgomento e indignazione sto seguendo notizie della mia amata città sulla quale sono puntati i riflettori dei media. Esattamente dieci anni fa, la città è stata occupata per dieci giorni dai ribelli del Movimento 23 marzo (M23). I ribelli dell’M23 sono di nuovo alle porte di Goma. Da settembre hanno preso d’assalto diverse città dei dintorni, minacciando di raggiungere anche Goma. Da ottobre sono circa 285 mila gli sfollati interni: famiglie, giovani, bambini e anziani sono in grande difficoltà. Alcune donne hanno testimoniato di aver partorito nei campi.

Il 29 novembre nel villaggio di Kishishe, poco a nord di Goma, un massacro di civili ha provocato almeno 300 tra morti e feriti gravi. Le autorità congolesi danno la colpa dell’attacco all’M23, il movimento che anche secondo la diplomazia statunitense e gli esperti delle Nazioni Unite sarebbe sostenuto dal confinante Stato del Rwanda, che però nega ogni responsabilità.

Tante voci dentro e oltre il Paese stanno condannando il silenzio “complice” della comunità internazionale. I rappresentanti eletti del Nord Kivu chiedono inoltre l’Onu, che ha tra le sue competenze la pace e la sicurezza, di creare un Tribunale internazionale per “condannare i crimini commessi” nella regione.

Isidore Ndaywel È Nziem, professore e storico congolese, autore di numerosi saggi e studi sulla storia del Congo, sostiene che Goma è tra le città martiri di questo secolo. Dal 1996, una serie di conflitti nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sono costati la vita a forse 6-10 milioni di persone, e hanno costretto oltre 5 milioni di congolesi a sfollare, alimentando un ciclo senza fine di povertà e militarizzazione. Ogni famiglia nella mia regione può raccontare la propria storia all’interno di questa tragedia.

Come Ndaywel, sono diversi gli autori che hanno mostrato come le città minerarie emergenti, le boomtown, si presentino come l’ottica attraverso cui comprendere come i diversi attori politici, economici, umanitari, civili e militari lottino (violentemente) per il potere, l’autorità e il controllo. A causa del loro carattere urbano e delle risorse naturali che contengono, le boomtown emergenti hanno intensificato le dinamiche di conflitto nelle province del Kivu fin dai primi anni Duemila, come conseguenza della crescente domanda di materie prime da parte dell’industria elettronica (Amnesty International, 2003, p. 31). La crescita della domanda di coltan (una miscela complessa e rara di columbite e tantalite) ha ulteriormente intensificato la violenza nella Repubblica Democratica del Congo, poiché le regioni orientali del Paese contengono grandi depositi naturali di coltan.

In queste settimane, sgomenta, mi accorgo che devo “entrare” coraggiosamente dentro di me per smascherare le categorie mediatiche di questo conflitto assurdo, per “incontrare” l’umanità di uomini e donne creati ad immagine di Dio: per incontrare Goma-umanità.

In un momento in cui il mondo è in corsa per le materie prime, il problema della centralità dei minerali nei conflitti necessita di soluzioni politiche e non tecniche, ma soprattutto esige la scoperta della fraternità!

Ritroverò la mia Goma in questa umanità fraterna e ferita, nuova e pervasa dalla forza liberatrice del dolore del mio popolo.

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