Sarà l’era del dvd, ma negli Usa i Golden Globe, cioè i premi ai film favoriti per l’Oscar, sono andati, nella cerimonia di ieri, soprattutto a The Artist, commedia musicale in bianco e nero del francese Michael Hazanavicius.  La storia è quella di un divo del cinema muto sul viale del tramonto, salvato dall’amore leale della star che ha fatto nascere. Una storia che pare d’altri tempi, come la quasi totale assenza dei dialoghi parlati ed i l fluire di scene in bianco e nero luminose e ombrose come nei film dell’epoca. Tornare al passato è un progresso? Chi lo sa. Certo che questo gioiello – da non perdere – è di una eleganza, di un umorismo tenue e di una verità sentimentale di cui sembra oggi si abbia nostalgia.

 

Altro vincitore di premi è Paradiso amaro di Alexander Payne,  interprete George Clooney, storia drammatica di un uomo con la moglie in coma e due figlie adolescenti con cui trattare. Il divo George ce l’ha fatta a vincere contro Leonardo Di Caprio e il suo Edgar: ancora un volta Leo è stato snobbato nella corsa agli Oscar. Come mai? Snobbato anche Michael Fassbender (Shame) che invece si dava per premiato e quindi lanciato verso le glorie internazionali.

 

Martin Scorsese, che ha diretto per la prima volta un film per famiglie, il fantastico Hugo Cabret, si è preso il suo premio, come il film bellissimo Una separazione – da noi di fatto introvabile – dell’iraniano Ashgar Farhadi, Orso d’oro a Berlino 2011. Vince, a quanto pare, il cinema del sentimento, del rapporto autentico, insomma dell’analisi della vita, pur nel dramma.

 

Forse Hollywood ha intuito che di blockbuster ci si può saziare  e che i tecnicismi del dvd, per quanto fascinosi, non bastano a dar sostanza alle storie. Non sarà che il vento porta in un’altra direzione e che gli Usa, con il naso astuto di sempre, l’hanno già intuito e vi si stanno adeguando?