Gli Usa escludono 3 paesi africani da Agoa

In base agli statuti del trattato commerciale Agoa fra gli Usa e 38 Paesi africani, l’Amministrazione statunitense ha escluso dal trattato, per inadempienza degli accordi, tre Paesi: Mali, Guinea ed Etiopia.
Una strada della capitale Timbuktu, in Mali (AP Photo/Moulaye Sayah)

Gli Stati Uniti hanno deciso il 2 gennaio 2022 di escludere dal trattato Agoa tre paesi africani giudicati non rispettosi dei diritti umani e del buon governo. La sigla Agoa indica l’African Growth and Opportunity Act e si tratta di un accordo commerciale realizzato nel 2000 sotto l’amministrazione Clinton.

Lo scorso novembre i tre Paesi, e precisamente: Mali, Guinea ed Etiopia erano stati accusati dall’amministrazione Biden di inadempienza nei confronti dei principi che hanno dato vita a questo accordo commerciale fra gli Usa e molti Paesi africani.

«Gli Stati Uniti hanno escluso oggi l’Etiopia, il Mali e la Guinea dal programma di vantaggi commerciali di Agoa a causa delle azioni intraprese da ciascuno dei loro governi in violazione degli statuti» di questo accordo, ha affermato la Rappresentanza commerciale degli Stati Uniti (Ustr) in una dichiarazione rilasciata il primo gennaio 2022.

Questi tre paesi non potranno quindi più, almeno fino a nuovo avviso, beneficiare delle riduzioni sulle tasse di importazione introdotte nell’ambito dell’Agoa a favore dei prodotti africani.

In linea di principio, l’accordo garantisce l’accesso duty-free a migliaia di prodotti nel mercato statunitense per molti paesi africani. In sostanza i contraenti si impegnano a rispettare le condizioni previste dall’accordo in materia di diritti umani, buon governo e protezione dei lavoratori, ma anche di non imporre alcun divieto doganale sui prodotti americani nel loro territorio. L’elenco dei paesi ammessi viene rivisto ogni anno.

Tuttavia, mentre il trattamento preferenziale sulle esportazioni verso gli Stati Uniti è particolarmente importante per l’Etiopia, alle prese da quasi un anno con un conflitto armato tra il Fronte Popolare per la Liberazione del Tigray (Tplf) e le forze governative, Mali e Guinea sono partner commerciali di scarsa rilevanza, rispettivamente al 175° e il 191° posto tra i fornitori degli Stati Uniti. Il Mali per 10 milioni di dollari e la Guinea per 2,2 milioni, nel 2020. E non sono neppure produttori di idrocarburi.

La Guinea non esporta quasi nulla negli Usa, vende il suo minerale di bauxite alla Cina. Quanto al Mali, esporta negli Stati Uniti solo artigianato, ma il suo oro va a Dubai e il cotone in Asia ed Europa.

Al contrario, secondo i dati forniti dal Dipartimento del Commercio statunitense, sotto l’ombrello di Agoa l’Etiopia da lavoro a 100 mila persone e nel 2020 ha esportato negli Usa merci per un valore di circa 525 milioni di dollari.

A cosa fa riferimento questa decisione presa dall’Amministrazione Usa? In Guinea l’esercito ha licenziato il presidente Alpha Condé all’inizio di settembre, un anno dopo la sua rielezione per un terzo mandato (peraltro non ammesso dalla Costituzione). Da allora, il Paese non ha dato alcuna garanzia per il ritorno al potere dei civili.

Per quanto riguarda il Mali, ci sono stati due colpi di stato militari nel giro di pochi mesi, nell’agosto 2020 e poi nel maggio 2021, ed il Paese è tuttora governato dai militari. I due colpi di Stato sono stati fortemente criticati a livello internazionale e i responsabili sono stati sanzionati dall’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale), dall’Unione europea e appunto dagli Usa.

Nel 2020 erano 38 i Paesi africani membri dell’Agoa, secondo il sito web dell’Ustr. L’accordo originario, quello del 2000, era stato modernizzato nel 2015 dal Congresso degli Stati Uniti, che aveva anche esteso questo programma fino al 2025.

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