Gli USA e gli immigrati’

Un acceso dibattito sull’immigrazione può sembrare sorprendente per una nazione come gli Stati Uniti che si è formata proprio grazie all’afflusso di immigrati dai quattro angoli del globo. Non è più così. In primo luogo, per la prima volta, nella storia americana, l’immigrazione, soprattutto ispanoamericana, ma anche cinese, non rientra nello schema rassicurante del melting pot, cioè nel calderone unico dove si sciolgono tutte le culture per formare un’unica entità. Le nuove ondate immigratorie, infatti, sembrano aver poca intenzione di farsi assimilare: conservano la loro lingua ed i loro costumi. Un esempio eclatante di questa novità è la polemica suscitata da una versione dell’inno nazionale americano in lingua spagnola. Bush ha detto che non si poteva fare; più possibilista la first lady, Laura Bush. Dietro questi aspetti mediatici si celano però problemi reali. In primo luogo, quello del costante flusso di clandestini che giungono negli Stati Uniti attraversando con gravi rischi il deserto texano. La loro massiccia presenza comincia a farsi percepire, specie negli stati centrali e del West. Si riproduce qui la contraddizione presente in diversi Paesi europei: da un lato, le società recepiscono male quella che appare talvolta, specie nei piccoli centri, come un’invasione, per quanto pacifica; dall’altra, l’economia (e quella americana in particolare) ha assoluto bisogno di lavoratori disposti a fare sacrifici e ad accettare paghe più basse per lavori spesso molto umili. Un episodio può rendere più chiaro questo dilemma. Alcune organizzazioni umanitarie pongono nel deserto texano taniche di acqua per aiutare i clandestini a non morire disidradati; altri volontari, che si considerano patrioti, localizzano le taniche e le bucano per svuotarle dell’acqua. Gli uni ragionano in base al valore fondamentale, che è la vita; gli altri, che non sono necessariamente dei malvagi, invocano la difesa della legalità, senza la quale non vi può essere convivenza civile. Un nodo difficile. Lo stesso Congresso americano si è diviso.Mentre la Camera, più vicina all’elettorato, ha approvato una legge che comporta il rimpatrio di centinaia di migliaia di clandestini e l’istituzione del nuovo reato di immigrazione illegale, il Senato ha varato una riforma ambivalente, che prospetta forme di sanatoria per i clandestini e, al tempo stesso, stanzia fondi per la costruzione di una barriera protettiva al confine tra Messico e Stati Uniti. Sullo sfondo, la battaglia per le elezioni di mezzotermine a novembre.Ma questi temi dovrebbero essere sottratti ai calcoli elettorali. E non solo negli Usa.

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