Gli ultimi giorni dei templari
La mattina del 13 gennaio 1129 Troyes, fra le dolci colline della Champagne, si sveglia bianca di neve. Fa freddo, ma una folla composta di nobili, cavalieri, magistri, prelati e monaci è già assiepata all’interno della cattedrale.
La luce entra dalle finestre slanciate e batte sul pergamo accanto all’altare maggiore. Qui sta in piedi l’alta figura di Bernardo di Chiaravalle, l’abate cistercense maestro spirituale dell’Europa cristiana. È lui ad avere convocato in terra di Francia questo concilio, al quale partecipano l’ambasciatore del papa, il cardinale Matteo d’Albano, gli arcivescovi di Reims e Sens, dieci vescovi, sette abati, due magistri dell’università, cinque cavalieri e tre nobili laici: Tihbaut II conte di Champagne, Guillaume conte di Nevers e il siniscalco André de Baudement.
Le sue parole sono molto attese. Bernardo inizia con tono sicuro. Desidera far conoscere un gruppo di devoti che viene dalla Terrasanta: sono stati inviati dal re Baldovino II di Gerusalemme e si fanno chiamare «i poveri combattenti di battaglia di Cristo e del Tempio di Salomone».
Cinque uomini, spada al fianco, mantello bianco, capelli rasi e barba lunga, salgono accanto a lui. Qualcuno riconosce il cavaliere che sta per parlare: è Ugo di Payns, nato proprio lì, vicino a Troyes.
È andato in Terrasanta anche lui, vent’anni prima, insieme a molti cavalieri, a liberare Gerusalemme dagli eretici. «Ricordo – dice con emozione – il brivido lungo la schiena quando papa Urbano a Clermont aveva gridato: “Gerusalemme, Gerusalemme!”. Abbiamo lasciato tutto per andare come pellegrini a ritrovare il luogo dove è nata la nostra fede».
Un entusiasmo sincero e una fede ardente avevano travolto l’Europa: liberiamo il sepolcro del Cristo!, si diceva da ogni parte. Dopo la conquista, Ugo non ha più voluto vivere come tanti cavalieri, arroganti e violenti. È rimasto a Gerusalemme «per far penitenza e usare la spada a proteggere i pellegrini dai briganti e dai leoni che infestano le strade della Palestina», afferma con convinzione.
Ormai sono un piccolo gruppo. Vivono poveri e casti come dei monaci, ma senza essere preti, presso i resti del Tempio di Salomone nella Città Santa. La casa gliel’ha donata lo stesso re Baldovino. Qui Ugo è stato eletto Maestro dai “fratelli”.
Il re l’ha mandato in Europa per chiedere la benedizione del papa sulla nuova confraternita, ma anche uomini e beni. In Terrasanta si è sempre in guerra e in pericolo. La novità scuote l’assemblea. Finora si conoscono solo monaci che vivono nelle abbazie. Questi cavalieri vogliono vivere come loro e in più restare guerrieri: sembra un controsenso.
Qualcuno si fa pensieroso, qualche altro scuote la testa. Il silenzio è profondo. La folla esce dalla chiesa, commentando a fior di labbra il racconto di Ugo, mentre il cavaliere resta con i compagni accanto al portale della cattedrale. Bernardo gli si avvicina; è convinto che la Chiesa abbia bisogno di gente come questa, un nuovo tipo di cavaliere. «Potrete usare le armi, ma senza ferocia e solo per lottare contro il male», sussurra loro con uno sguardo di fuoco. Lui, intanto provvederà a scrivere una regola di vita, da sottoporre al pontefice. «Vi affideremo alla protezione della Vergine Maria», dice con tono solenne. Ugo si inchina. Il papa certo ascolterà Bernardo. Il sole fa brillare la neve sui tetti. Ai cavalieri sembra un segno di buon augurio.
Nasce in questo giorno, nella piccola e turrita Troyes, l’Ordine dei cavalieri del Tempio. Inizia la loro storia. Passeranno duecento anni di gloria e di dolore, di eroismi e di meschinità. Questo libro racconterà l’ultima parte della loro storia. Cercherà di far giustizia delle leggende nate alla drammatica scomparsa dell’Ordine, che l’hanno avvolto di un mistero tuttora inquietante, sulla base di studi e di ritrovamenti di documenti eccezionali anche recenti, per far posto alla verità.
Sarà un’avventura appassionante.
Gli ultimi giorni dei Templari, di Mario Dal Bello (Città Nuova, 2013). Per acquistare il volume clicca qui.