Gli specialisti del gelo
Laggiù, dalle parti dell’Oceano Antartico, dove la tormenta assume toni urlanti per la spinta poderosa delle masse d’aria in assenza o quasi di terre emerse, vento e gelo pare governino incontrastati lo svolgersi dei fenomeni naturali. Ma anche in un ambiente apparentemente così ostile, almeno fuor d’acqua, la vita animale non è preclusa. Si è adattata con forme particolarmente simpatiche, quasi ad addolcire, se non altro coreograficamente, la rudezza degli elementi. Basta pensare ai buffi quanto originali pinguini, inquilini protagonisti dei pochi lembi emersi di quella zona del pianeta. La loro storia ha origini antichissime. C’è stato un bel da fare per madre natura, dal cretacico ad oggi, per sfornare organismi come i loro, capaci di sopravvivere in condizioni così ostili. Resistere infatti scaldando un ovetto tra le zampe e le pieghe dell’addome senza mangiare per due mesi, a temperature sull’orlo dei meno sessanta e al buio quasi totale per 24 ore al giorno (così è l’inverno antartico), non è cosa da poco per chi, pur di limitate dimensioni, deve mantenere comunque la propria temperatura a diversi gradi sopra lo zero. I pinguini ci riescono, e questo è soltanto un primo assaggio delle loro peculiarità. Sono infatti uccelli, ma subacquei, con le ali trasformate in pinne e le zampe a timone.Alcune specie, come il pinguino imperatore, cacciano anche al buio fino a qualche centinaio di metri di profondità rimanendo senza cambio d’aria per oltre 15 minuti. Le piume sono distribuite uniformemente su tutto il corpo, a differenza di molte altre specie di uccelli, e sono costantemente mantenute ingrassate a formare uno strato impermeabile ad alta coibenza termica. Gli occhi sono adattati alla vista sia aerea che subacquea. Le ossa quasi non hanno sacche d’aria, ma sono ripiene e pesanti, per aumentare il peso specifico e permettere al corpo di rimanere con meno fatica sott’acqua. Se ne cono- scono 17 specie, tutte nell’emisfero australe. Il pinguino reale (tra i più grandi, assieme al pinguino imperatore) raggiunge quasi un metro di altezza e 14 chili di peso. Se ne contano circa un milione di coppie, distribuite su isolotti attorno al Circolo polare antartico. Le sue pur considerevoli dimensioni non ne alterano il movimento a terra e tantomeno quello in acqua, dove può raggiungere la velocità di 40chilometri all’ora, superando quella normale di crociera di una nave. Un’altra specie tra le più conosciute è il pinguino di adelie, una delle poche che frequenta con assiduità (oltre trentamila coppie) la terraferma del polo sud. Il resto dei due milioni censiti vive più a nord a latitudini inferiori. Sono infatti soltanto quattro le specie che approdano alle terre emerse o ai ghiacci antartici; il resto sceglie climi meno ostili, in genere del periplo insulare a sud del tropico del capricorno. Una curiosa cresta dorata, in contrasto con il carminio dell’iride, caratterizza il pinguino di macaroni. È questo forse il più diffuso con oltre 11 milioni di coppie distribuite tra la Penisola Antartica, la Terra del Fuoco e le isole al largo del Sud Africa. Nidifica in colonie anche di migliaia di individui. In mezzo a questa grande confusione, la fedeltà tra i genitori e quella al sito di nidificazione è saldamente mantenuta, così come viene sempre identificato il piccolo grazie a precise ed individuali sfumature della tonalità del richiamo. Grande divoratore di krill (tipico crostaceo delle acque fredde dei mari del sud) è il pinguino artico. A dieta quasi esclusiva, si nutre inseguendo le grandi concentrazioni di questo invertebrato anche a distanza di molti chilometri dalla colonia di nidificazione. Il pinguino papua è invece un atleta del volo subacqueo. Goloso di pesci e calamari, riesce a raggiungerli superandoli in velocità. Esclusivamente legato all’ambiente della costa patagonica è il pinguino di magellano. Il nome è in onore del grande navigatore delle lontane terre sudamericane, dalla cui spedizione ritornarono i primi report sul rinvenimento di questi strani uccelli. Ma anche il continente africano, avendo pur esso mari freddi australi, vanta un proprio pinguino. È il pinguino del capo, nidificante sulle coste della Namibia e del Sud Africa. Infine, quasi a dispetto di quanto detto finora, vi è un pinguino pure all’equatore. Legato alle correnti più fredde in arrivo dal meridione, il pinguino delle Galapagos è di stanza nelle omonime isole. La specie è limitata ad un non elevato numero di coppie, in declino negli ultimi anni per l’incombere delle arsure del Niño. Un tepore imprevisto mette infatti in difficoltà questi specialisti del gelo, che non cessano di suscitare meraviglia per come riescono a vivere in ambiti così estremi.