Gli scheletri negli armadi e la guerra
Perché ce la prendiamo con la Moratti e non ricordiamo il pensiero di Giovanni Paolo II sui conflitti? Ed ora Strauss-Khan…
Ci scrive Gigliola da Firenze, a proposito dell’articolo web “Cari Candidati, così perdiamo tutti”: «Sì, forse ci perdiamo tutti e in questi tutti ci metto anche Città Nuova, che si scandalizza per la sparata fuori programma della Moratti. Il livello dei nostri politici è basso e la sinistra ha contribuito in questi anni ad abbassarlo. Finché si scoprono gli altarini a Berlusconi va tutto bene, anzi ci si può erigere a difensori della moralità. Quando si scoprono gli scheletri nell’armadio ad un esponente della sinistra è un colpo basso… Da una rivista come la vostra mi aspettavo ben altro, come ad esempio ricordare ai politici di tutti gli schieramenti che erano presenti alla beatificazione di Giovanni Paolo II, le sue parole contro la guerra “mai più guerra”, ma forse non fa’ comodo ricordare ciò, poiché solo la Lega si è dimostrata contraria all’intervento in Libia e come si sa non è un partito di cui si può prendere le parti».
Cara Gigliola, la sua lettera mi dà modo di fare due riflessioni. Da una parte di confermare che l’articolo di Paolo Lòriga è stato scritto apposta per rivolgersi a tutte e due le parti (lo scivolone della sindaco di Milano è stato così evidente da non poterne non parlare): in campo morale non c’è né destra né sinistra, e su questo cerchiamo di essere molto attenti. Gli scivoloni vanno stigmatizzati, tanto più quanto si denuncia il falso: lo abbiamo fatto per la Moratti e lo facciamo anche quest’oggi per la questione bruttissima (se confermata) del socialista francese Strauss-Kahn, così come credo che lo faremo in futuro. Mai prendendocela con il singolo autore dello scivolone, ma con lo stesso scivolone, che introduce tossine nella vita politica e sociale, relativizza tutto. Sempre, almeno nelle intenzioni, per un maggior bene comune.
Riguardo alla guerra e a quanto non avremmo detto per difendere la pace, mi sorprende proprio la sua affermazione, cara Gigliola, perché sin dalla prima ora abbiamo detto no alla guerra (per tutti, “Dieci perplessità su una guerra strana”, il 20 aprile), ripetendoci anche recentemente (“L’abitudine alla guerra”, 11 maggio). E ci siamo trovati in pochissimi a farlo sin dalla prima ora. Tra questi la Lega, ma con una sua ragione: colpire la Libia significava provocare un aumento del flusso migratorio verso il nostro Paese. Se rilegge i nostri numerosi articoli al riguardo, si ricrederà. E oggi ripetiamo assieme a Benedetto XVI: «Rinnovo un pressante appello perché la via del negoziato e del dialogo prevalga su quello della violenza».