Gli scatti dell’anima di Hans Georg Berger
Bastano solo 30 fotografie in bianco e nero per cogliere appieno lo spirito con cui Hans Georg Berger fotografa. La sua è una ricerca di intimità tra lui e il soggetto. È questo il suo linguaggio, la sua cifra stilistica. Dai nudi fino ai paesaggi e ai ritratti dell’Oriente, queste immagini potenti e poetiche di soggetti tanto diversi e in luoghi tanto lontani, ci mostrano l’abilità dell’artista di raccontare l’animo di tutti i suoi interlocutori.
Da 50 anni, il fotografo e scrittore tedesco cerca di leggere la realtà attraverso gli occhi di chi la vive. «Il mio obiettivo principale come fotografo – scrive − non è raccogliere una documentazione visiva né reinterpretarla alla luce di una mia estetica. La mia curiosità e il mio bisogno d’imparare mi spingono piuttosto come prima cosa a instaurare un rapporto di fiducia e di collaborazione con le persone che credo possano aiutarmi a interpretare una certa realtà culturale con gli occhi di chi la vive in prima persona. Un grande riconoscimento fu per me quando un grande abate buddhista laotiano, che mi aveva osservato lavorare per due anni, mi disse nella sua lingua quanto altri tradussero in inglese con la frase: “You are a learning photographer”». Da questa frase trae il titolo della mostra per la prima volta presentata a Milano con una selezione di raffinate immagini in bianco. Queste ripercorrono la sua lunga carriera iniziata negli anni ’70, quando viene coinvolto nel restauro dell’Eremo di Santa Caterina all’Isola D’Elba. Berger trasforma l’ex convento francescano in un centro internazionale d’arte dove da anni si incrociano esperienze e idee di amici artisti, attori e registi. In questo contesto avviene l’incontro decisivo tra Berger e lo scrittore e critico francese Hervé Guibert. Tra i due s’instaura una profonda relazione fotografica e intellettuale. Da questo dialogo, che vede i due alternarsi dietro l’obiettivo, prende vita quella che l’artista stesso definisce come “fotografia condivisa” di cui fanno parte alcuni degli scatti della serie Un amour photographique, tra le sue foto più belle e commoventi.
I racconti fotografici in mostra delle sue esplorazioni − umane e artistiche − nei viaggi in Asia, rivelano i profondi legami che egli è riuscito a intrecciare con i luoghi e con i loro abitanti. Ed è grazie alla profonda comprensione reciproca instaurata con i soggetti, che Berger annulla la distanza emotiva tra fotografo e oggetto della rappresentazione, regalandoci l’immagine di un Oriente intimo e libero da qualsiasi cliché. La dedizione al teatro dove in precedenza si cimenta come attore, sceneggiatore e regista, gli fa sperimentare la fotografia come community involvement – un processo creativo che prevede il coinvolgimento di un’intera comunità – e sottopone il proprio lavoro al giudizio degli stessi soggetti ritratti. Grazie alle loro osservazioni Berger riesce a trasmettere, scatto dopo scatto, la vera essenza di ciò che sta fotografando.
Sia che ritraggano architetture come il tempio di Angkor Wat, feste e cerimonie come quelle di Luang Prabang o momenti di vita quotidiana dei monaci del Laos, le sue opere rifuggono da una mera registrazione documentaristica. Raccontano davvero la personale esperienza umana dei luoghi che ha visitato e abitato. Una testimonianza e una lezione da imparare.
‘You are a learning photographer’. A Milano, galleria 29 ARTS IN PROGRESS, fino al 16 luglio 2022