Con gli scacchi più empatia e solidarietà

Due istruttori, marito e moglie, veicolano i valori di questo nobile gioco anche a giovani e giovanissimi
Padre Gennaro Cicchese, Carla Mircoli e Rosario Lucio Ragonese durante l'omelia nella celebrazione del loro 25º anniversario di matrimonio

Nella basilica di San Pancrazio a Roma, non lontano da San Pietro, si trova l’immagine di santa Teresa d’Avila, protettrice degli scacchisti. In questa chiesa, Carla Mircoli e Rosario Lucio Ragonese celebravano un 29 ottobre i loro 25 anni di matrimonio. Per l’occasione, il sacerdote che presiedeva la cerimonia era il loro amico, e come loro, scacchista agonista, padre Gennaro Cicchese.

Carla è educatrice e istruttrice di scacchi, responsabile del Centro sportivo italiano (Csi); Lucio è anche lui istruttore, arbitro e giocatore di scacchi, direttore tecnico dell’Asd Frascati Scacchi. Entrambi hanno ottenuto lungo la loro carriera professionale il titolo di istruttori dell’anno e di maestri ad honorem. P. Gennaro invece, docente di Antropologia filosofica presso l’Università lateranense, è già vincitore del Clericus Chess World Championship 2014, il campionato mondiale di scacchi per sacerdoti, frati e religiose che si celebra nella capitale italiana dal 2012 ogni due anni.

Il giorno del 25º anniversario di matrimonio, la chiesa era piena di invitati, sia dell’ambito religioso sia dell’ambito scacchistico, come l’attuale presidente della Federazione scacchistica italiana, Luigi Maggi; mentre altri avevano deciso semplicemente di accompagnare la coppia per la cerimonia. Al momento dell’omelia, padre Gennaro sorprende tutti con un discorso particolare: tira fuori da una borsa gialla una scacchiera e inizia una predica simbolica, prendendo spunto dalla loro passione condivisa. «Sapevo che avremmo avuto un pubblico eterogeneo. Allora mi sono giocato il jolly degli scacchi come metafora della vita, della loro storia personale, il bianco e il nero come i momenti lieti e i momenti difficili, i sacrifici, il valore delle pedine… La mia idea ha attirato l’attenzione e siamo riusciti a parlare dell’importanza del matrimonio, della bellezza dei 25 anni vissuti insieme pur nei chiaroscuri della vita, e della bellezza del loro impegno con il mondo dei giovani e dei giovanissimi», spiega il sacerdote.

Carla e Lucio riconoscono che, come loro, anche i presenti hanno accolto con simpatia la trovata del celebrante, e, attraverso il simbolo inaspettato, sono rimasti colpiti dal messaggio che ha suscitato in loro una profonda riflessione. Oltre alla storia d’amore nascosta tra le caselle bianche e nere, i tre amici ritengono che il gioco degli scacchi comunichi tutta una serie di valori positivi, tra cui la generosità e l’attenzione al prossimo. «Durante la partita c’è il discorso empatico di mettersi nei panni dell’altro, perché non puoi pensare soltanto alla tua mossa, ma sei condizionato a pensare anche a quella dell’avversario – racconta Carla –. L’avversario è l’amico che mi aiuta a crescere, ed è bello vedere che alla fine della partita si analizza insieme quello che è successo attraverso un confronto di amicizia». Così, il gioco diventa un’occasione per far fronte ai problemi con uno sguardo nuovo e una soluzione migliore per la volta seguente.

In più, gli scacchi sono uno sport socializzante che mette in relazione grandi e piccoli, indipendentemente da nazionalità, lingua, sesso o classe sociale, permettendo la crescita interpersonale: «I bambini sono in grado di insegnare anche agli adulti, il che dà una grande carica di autostima al bambino», conclude l’istruttrice.

Lucio e Carla insegnano il gioco degli scacchi nelle scuole a gruppi di diverse età. Per quelli che iniziano a 4 anni, si fanno degli esercizi di motricità su delle scacchiere giganti, dove iniziano a conoscere i movimenti, le diagonali e verticali, ecc. Inoltre, come padre Gennaro, tengono dei corsi anche in parrocchia. Poi i giovani dei due ambienti si incontrano con entusiasmo nei tornei che vengono organizzati: «È bello perché cominciano un percorso: fanno il primo gradino di una lunghissima scala per arrivare persino a diventare “campioni del mondo”. Il bambino ha delle aspettative, deve sognare, e deve farlo al massimo», afferma Ragonese.

A questa esperienza educativa si sono aggiunte altre iniziative sociali, come il convegno “Scacchi contro il bullismo” ideato dal direttore tecnico dell’Asd Frascati Scacchi. Così, attraverso questo sport inclusivo i giocatori imparano il rispetto delle regole, si rendono conto che possono affidarsi a un arbitro, ovvero un adulto, per chiederne il rispetto o denunciare un’ingiustizia, e capiscono immedesimandosi con chi hanno davanti come può sentirsi una persona vittima di bullismo. Come spiegano gli sposi, «socializzare significa non escludere nessuno, tenere tutti all’interno del gruppo senza che nessuno riesca a prevalere sull’altro». In questo modo, grazie alle diverse attività scacchistiche il gruppo di classe diventa coeso, unito dalla passione e dal riconoscere che ciascuno ha qualcosa da apportare.

Da quando è iniziata la pandemia, gli scacchi sono diventati una diffusa opportunità di interazione, specialmente tra i più giovani, colpiti fortemente dall’incapacità di relazionarsi con altri. È in questo contesto che i due istruttori hanno avviato il Gran Torneo di Scacchi online, che ha radunato centinaia di giocatori. L’obiettivo non è quello di vincere – i premi non vengono dati ai primi in classifica ma distribuiti a caso –, bensì di fare comunità, educando alla condivisione e alla pace. «Il motto della Federazione Internazionale degli Scacchi (FIDE) è Gens una sumus, ovvero “siamo un’unica famiglia, un unico popolo” – puntualizza padre Cicchese. Un motto di unità che unisce e rende solidali tutti, anche in questi tempi difficili».

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