Gli occhi
Walter ha 73 anni, 7 mogli e 36 figli. Non mi sono mica mai piaciute le donne, ammicca con un sorriso sornione. L’ho visto per strada, trascinava i suoi chili in più e la sua tristezza, ai piedi due pantofole, fuori il freddo di un gennaio bolognese: Questo lo rivedo tra poco penso, mentre aspetto Silvia. Lei arriva e con la sua solita intelligente curiosità mi chiede: Che ci aspetta?. Stiamo andando alla mensa della Caritas, ci aspettano barboni cui dar da mangiare e lo sappiamo tutti e due, ma non è questa la risposta che vuole. La risposta io la so, ma come dirtela, Silvia? Inutile chiedersi se si sono ridotti così per errore o per sfortuna, se Walter ha davvero 36 figli o se per l’ulcera che distrugge il futuro di Filippo c’è rimedio. È lì, seduto ad un tavolo e ti chiede attenzione e fette di panettone… gliele dai o passi oltre? È più forte l’amore o la paura? C’è il signore anziano col completo e la sua dignità, si accompagna col bastone, c’è il ra- gazzo antipatico col piercing che mi rimprovera pungente, c’è quello in pigiama e Franco, che vuole i miei pantaloni e Laura, che è vestita da donna, ma in realtà è un uomo… umanità varia, si direbbe. E poi c’è Carmen, sola, con lo sguardo fisso sul muro e un’aria molto fattiifattituoi che non lascia spazio a dubbi. Mi avvicino per portarle il tovagliolo, mentre Silvia posa le tovagliette ed è già ad altri tavoli, e lei mi fulmina con un gelido Siamo in tre, tre tovaglioli. Osservo i suoi lividi e 63 Città nuova n.15/16 2008 A cura di Giovanni Avogadri e Stefano Redaelli I contributi devono essere inviati a scrittura@cittanuova.it CULTURA le sue mani di strada, rosse, gonfie, ubriache, e penso che la strada ti screpola anche dentro, nella testa e nell’anima, oltre che sulle dita. Ma poi arriva Walter e si siede al tavolo con lei. Dopo un po’ me lo fa notare Silvia, tutta contenta: È arrivato quello che abbiamo visto prima; e con sorpresa noto che lui e Carmen sono amici, mangiano sempre insieme. 33 anni lei e 73 Walter, improbabili compagni di tavola. Lei sorride, per la prima volta. Mi colpisce lo sguardo di lui, triste, ma dolcemente fiero, come chi ne ha passate troppe per non sapere che c’è sempre un nuovo inizio. Adulto e bambino contemporaneamente, scherza sui figli che non ha mai conosciuto veramente, senza rendersi conto dell’enormità, per me, per noi, di quanto dice. Ti chiedo solo se posso prenderti il piatto di carta per buttarlo, Walter, ma vorrei chiederti quante volte ti ho visto senza guardarti, fuori, per strada, magari sorridendo della tua pancia o del tuo trascinare i piedi. Scusa, ma non li vedevo. Non vedevo i tuoi figli e le tue mogli, i tuoi anni e tutti i tuoi sogni scappati, non li vedevo, come potevo aiutarti a portarli? Ecco cosa ci aspettava Silvia… gli occhi. Occhi nuovi per guardare. Per guardare un mondo invisibile, per vedere il mare di fatica da fare, la montagna di cose da condividere e portare con tutti loro.