Gli incantesimi dei Brueghel

Un mondo reale, pieno di vita. Ma non solo uomini e donne, colti nel quotidiano e nelle feste rudi, ma alberi, fiori, uccelli. La creazione, tutto ciò che esiste e si muove in terra e lungo la storia, è punteggiato con infinito amore
arte

Mi sono detto: «Questo è già prima e più avanti di Pissarro». La sensazione, che può stupire qualcuno, si rivela autentica di fronte al “Villaggio fiammingo in inverno con pattinatori”, anno il 1630 circa, di Jan Brueghel il giovane. Un cielo livido, il cielo dell’inverno e del gelo, pennellate lisce. Tocchi di bianco sugli alberi stecchiti, figurine di pattinatori colte a volo d’uccello, una chiesa coperta di neve ed il plumbeo dell’aria invernale. Si “sente” la neve, si “sente” il freddo. È una delle meraviglie dell’arte del clan dei Brueghel, quello nato con Pieter a metà ‘500 e continuato da figli e nipoti fino al Seicento inoltrato.

Un mondo reale, pieno di vita. Ma non solo uomini e donne, colti nel quotidiano e nelle feste rudi, ma alberi, fiori, uccelli. La creazione, tutto ciò che esiste e si muove in terra e lungo la storia, è punteggiato con infinito amore: nulla sfugge all’occhio penetrante di questa dinastia di pittori.

Pieter, il capostipite, ha in mente Bosch e Grunewald, certamente nella Resurrezione del 1563, misteriosa e fulgente, e nelle stampe sulle Virtù: un tempo di timore, sospensione, per cui l’arte si fa giudizio morale sugli uomini e le vicende. Ma quanto poi è innamorato della natura: l’uomo è piccolo, Pieter fa di lei la regina assoluta  nelle stampe, nei disegni, nei piccoli quadri. Così faranno i discendenti. Castelli, cacce, parabole evangeliche come scuse per paesaggi sterminati, storie di viaggiatori e di mercanti entro un universo sempre in moto, sempre vitale e desideroso di venire conosciuto. Sino ai fiori. Le grandi nature morte secentesche, oltre il significato morale di matrice cattolica, sono un inno a tulipani, rose, gigli: sono un canto alla Vanitas, perché essi sfioriscono presto, ma quanto è bella la loro vita passeggera, come i Bruegel si incantano di fronte alla meraviglia di un petalo,  di un garofano. E’ un genere di poesia tutto da riscoprire.

Ma non c’è solo la natura nella mostra fittissima di opere a Bologna, a Palazzo Albergati, straordinariamente bella.  C’è il mondo degli umili. Che danzano, tornano dal mercato, si divertono e lavorano. Sotto la luce scialba di un cielo grigio eppure fascinoso.

Tutto è amore, nell’arte dei Bruegel, il cui pennello dà calore ad ogni cosa. Per scoprirlo, visitare la mostra, aperta sino al 28 febbraio e leggere il catalogo Skira dalle magnifiche illustrazioni.

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