Gli ideali di Guido Baccelli

Una delle figure più importanti nell’Italia tra Otto e Novecento, ingiustamente dimenticato. Medico, uomo politico, appassionato dei beni culturali, architetto della città di Roma, combattente per il diritto alla salute per tutti. L’umanesimo cristiano era la sua carta di identità
Cartolina su Guido Baccelli e Roma

A 160 anni dall’Unità d’Italia, non si può rievocare la figura umana e la statura politico-culturale di Guido Baccelli senza provare un senso di rimorso. Baccelli ha giocato un ruolo di primo piano nel giovane Regno d’Italia fra Otto e Novecento, eppure da tempo è stato rimosso dalla memoria collettiva: dimenticato, ignorato. Invece, abbiamo contratto con lui un debito immenso di riconoscenza. Infatti è stato un coraggioso pioniere della salvaguardia e promozione dei beni culturali e dei valori ambientali, un interprete concreto della politica “alta”, quella davvero al servizio dei cittadini e dello Stato.

Guido Baccelli (1830-1916) è nato a Roma, ma è cittadino di San Vito Romano in tutto e per tutto. Molte fonti storiografiche indicano la capitale come luogo di nascita solo perché le famiglie altolocate del tempo, nobili e borghesi, erano inclini a far nascere i loro figli nelle grandi città, dove venivano garantite le migliori cure e le più adatte condizioni sanitarie. Appartenente ad una famiglia di notai originari di Firenze, strettamente legata per motivi professionali con i marchesi Theodoli e proprietaria di molte ville e terreni della zona di San Vito Romano, Baccelli cresce in un ambiente ricco di storia, arte, politica.

Medico e uomo politico di grande valore, è sette volte ministro della pubblica istruzione (da cui allora dipendeva la tutela dei Beni culturali) e ministro dell’agricoltura (e in questo ruolo inventa ed inaugura la Festa degli alberi, che si celebra ancora oggi).

Insomma Baccelli è una figura-chiave dell’Italia fra il secondo Ottocento e il primo Novecento, quell’Italia giovane nazione che doveva impegnarsi a “costruire gli italiani”, dando loro la coscienza di appartenere ad uno stesso popolo, di condividere uno stesso destino e una stessa identità nel contesto del mondo. Grazie a lui, tra l’altro, San Vito Romano divenne un centro frequentato da tante personalità, italiane ed europee, degli ambienti della medicina, della cultura e della politica.

Baccelli è senza dubbio una figura da riscoprire in tutta la sua complessità ma soprattutto per i principi che hanno ispirato la sua azione, sostanzialmente validi ancora oggi. Prima di tutto, come medico, ha dato un impulso decisivo alla lotta alla malaria che devastava l’Agro romano, ha inventato la formula “dica trentatré” come pure l’ossigenoterapia, dando modo in particolare a Vittorio Emanuele II (primo re d’Italia) di dettare le sue ultime volontà.

Guido Baccelli (con la nipote Elena) consultato per strada da un contadino (1938)

Inoltre, Guido Baccelli ha dato impulso agli scavi archeologici di Roma e di Pompei. A Roma, soprattutto, ha salvato le testimonianze monumentali dell’Antichità dalla febbre edilizia e dalla confusione dei secoli: è stato lui a volere la famosa Passeggiata Archeologica, fu lui a liberare il Pantheon dai caseggiati che vi sorgevano addosso fin quasi a soffocarlo, e, volendo dare alla capitale strutture d’avanguardia e a livello europeo, è stato lui a volere sia il Policlinico Umberto I che la Galleria nazionale d’Arte Moderna.

Una figura poliedrica, dunque. Baccelli è stato anche docente universitario, autore di importanti pubblicazioni scientifiche, sperimentatore di nuove cure.

Ispirato dagli ideali dell’umanesimo cristiano e dalla passione per l’Antichità, Guido Baccelli ci insegna ancora oggi alcuni valori fondamentali: la medicina come servizio al diritto alla salute di tutti, la pratica di una politica guidata dall’etica, la custodia e la salvaguardia della natura, l’amore per l’arte antica e moderna, la valorizzazione dei Beni culturali come fonte perenne e inesauribile della nostra identità.

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