Gli eterni rivali che seppero unire

In occasione del Trento Film festival, una serata dedicata a Coppi e Bartali, due figure simbolo di un'epoca.
coppi bartali

«La montagna la si può vivere in diversi modi: la puoi scalare con i ramponi, ma si può scegliere un’altra via alternativa che ti porta alla vetta in sella a una bicicletta». Introduce così Marino Bartoletti, giornalista Rai, la serata dedicata a Coppi e Bartali in occasione del 58° Trento Film Festival, rassegna cinematografica e culturale dedicata alle storie e alla vita di montagna.

 

Coppi e Bartali, due campioni, due rivali, due miti non solo dello sport ma di una intera epoca, di quell’Italia ferita e messa al tappeto dalla seconda guerra mondiale. Nel Belpaese nel 1945 c’erano due milioni di biciclette, i corridori del Giro d’Italia furono i primi a portare sorrisi e allegria lungo le strade cucendo ponti tra le città e le regioni. Coppi e Bartali regalarono qualcosa di memorabile con le loro sfide in montagna: Stelvio, Izoard, Galibier, sono solo alcuni dei “mostri sacri” del ciclismo passati alla storia per le imprese dei due corridori di casa nostra, acerrimi avversari in corsa ma, prima di tutto due uomini, due amici vincenti. Fausto, personaggio fragile, schivo, riservato, mai al di sopra delle righe che amava da matti stare in famiglia. Gino, toscanaccio dal fisico granitico, cattolico praticante, amico dell’allora presidente del consiglio Alcide de Gasperi, che si allenava tra Firenze ed Assisi trasportando documenti segreti nel tubo della bicicletta per mettere in salvo decine di ebrei dalla deportazione. Episodi che gli fecero conquistare la medaglia d’oro al valor civile.

 

Simboli di un’epoca, simboli di quei valori, di lealtà, rispetto e amicizia che forse mancano nello sport di alto livello e in particolare nel ciclismo di oggi.

 

Chi passò quella celebre borraccia lungo la salita “scottata” dal sole? Bartali amava rispondere con un’altra domanda: «Se sei per Bartali o sei per Coppi? Se sei per Bartali l’ho passata io, se sei per Coppi l’ha passata lui». Non conosceremo mai l’autore di quel gesto. Quello che sappiamo però è che Coppi e Bartali divisero in due l’Italia sportiva, ma la unirono sotto il segno della fraternità e della gioia.

 

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