Gli esodati protestano in tram
Franco ha 60 anni, è stato un operaio metalmeccanico, abita a Rivalta nell’hinterland torinese. In mobilità da giugno del 2010 sta aspettando da due anni una pensione che non arriva. Al sindacato gli hanno detto che forse arriverà a partire da settembre 2013 e fino a quella data rimane un esodato senza lavoro, che si arrabatta come può e ringrazia che in famiglia sia rimasta la moglie a lavorare, che ha un impiego pubblico, e che la figlia 32enne si sia sposata e abbia un lavoro, anche se è lontana.
Franco è stato uno degli esodati che qualche giorno fa a Torino hanno inscenato un’originale e pacifica protesta, spostandosi dalle piazze ai tram. Mentre i sindacati uniti Cgil, Cisl e Uil manifestavano davanti alla prefettura di piazza Castello, Franco e altri amici, una cinquantina in tutto, sono saliti sulla storica linea del tram numero 7, la più gettonata di Torino, che attraversa la città, e a ogni fermata sono scesi per distribuire volantini e spiegare alla gente perché stavano manifestando. Un modo per stare ancora più vicini alla gente, per incontrarla mentre si sposta, per avere tempo tra una fermata e l’altra di raccontare e spiegare.
E i problemi non sono finiti, perché rimangono fuori da ogni copertura, secondo i sindacati, circa altri 200 mila lavoratori.
In Piemonte la stima è di circa 20 mila.
I sindacati chiedono una soluzione per tutti gli esodati e i lavoratori in mobilità. E denunciano un grave problema anche con la nuova spending review: sono salvaguardati solo i lavoratori che hanno fatto accordi al ministero e non in regione. Che a Torino significa una speranza per i lavoratori Fiat, ma molti addetti di altre aziende potrebbero ritrovarsi senza reddito o a dover contrattare con l’azienda la permanenza in fabbrica.