Gli Egiziani bevevano il vino

Ad Alba, nel cuneese, una rassegna con opere risalenti al 2686 a.C. racconta la viticoltura e l'uso del vino nella mummificazione. Un viaggio in un mondo misterioso, da visitare fino al 19 maggio nella chiesa di san Domenico
Il Vino nell’antico Egitto

Quando si parla del vino nell’antichità, si pensa sempre al Noè biblico, ai vasi greci dove sono dipinte grandi bevute o a quelli degli etruschi che banchettavano parecchio. Ad Alba, nel cuneese, terra di vini eccellenti, Sabina Malgora ha apprestato una mostra esclusiva su un tema inedito, cioè "Il Vino nell’antico Egitto", dal sottotitolo accattivante “Il passato nel bicchiere”.

50 reperti archeologici dimostrano – si tratta di opere risalenti dal 2686 a.C. – l’alimentazione, la viticoltura, la vinificazione, l’uso del vino nella mummificazione e il loro rapporto mistico con le divinità. È entrare in un mondo per noi mai abbastanza noto, qualcosa di misterioso che continua ancora ad affascinare se non altro quelli che amano il cinema, con la serie di film “La mummia”.

Ma qui le cose sono serie e documentate. C’è il Sarcofago di Epoca Tarda dal museo di Merano con la sua mummia, esposta per la prima volta. La defunta era Bast’ En Ankh, figlia del sacerdote guardarobiere di Ipou: due immensi occhi aperti sul cielo, sul dio Osiride che veniva a visitarla.

C’è la ricostruzione in scala reale della tomba TT290 di Irynefer con volta a botte e il dio Anubi all’ingresso in forma di sciacallo: fa venire i brividi e insieme immette nel culto dei morti che nell’Egitto era qualcosa ancor più grande del sacro.

C’è la rassegna fotografica sugli affreschi della tomba di Nakht dalla necropoli tebana di Sheikh Abd el-Qurna che raffigurano dettagliatamente la vita agricola e la raccolta dell’uva, la spremitura, la conservazione del vino e la preparazione di un banchetto in onore del defunto: il vino era offerta gradita alla divinità in tutto il bacino mediterraneo antico. Per questo la mostra vede una raccolta di vasi, anfore, ampolle, vassoi, statue  di divinità, ciotole e ceste: insomma, ci fa entrare nel quotidiano egiziano attraverso oggetti conservatisi miracolosamente nei secoli.

Ci fa rivivere personaggi straordinari come “Il re scorpione” o Ramesse (il faraone di Mosè) o Tutankhamon, il faraone “eretico” perché adoratore del dio unico Sole.

Un viaggio da non perdere, anche perché lega i vigneti di Alba a quelli dell’antico Egitto con un filo ininterrotto di una cultura che non è mai morta, anzi è più viva che mai. Una mostra nata da una intelligenza intuitiva particolare, da visitare fino al 19 maggio nella chiesa di san Domenico (catalogo Ananke).

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