Gli “Articoli di San José”

La protezione di chi ancora non è nato nel diritto internazionale. Un documento poco noto e invece sottoscritto da tanti Paesi
Neonato
Sta diventando un luogo comune il dire che c'è un nuovo “diritto internazionale all'aborto”, e i legislatori di diversi Paesi stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di adeguarsi a queste linee. Tuttavia è in crescita anche il sostegno a un documento conosciuto come gli Articoli di San José. Quando lo scorso novembre il Senato dell'Uruguay ha avanzato una proposta di depenalizzazione dell'aborto, infatti, i senatori che lo avevano sottoscritto hanno impedito che questa passasse; e anche nelle Filippine ha trovato diversi sostenitori tra i membri del governo e leader religiosi.

Gli Articoli di San José intendono dimostrare che non esiste alcun diritto internazionale all'aborto, ma che il nascituro ha diritti inalienabili già protetti da protocolli quali la Dichiarazione universale dei diritti umani e il Patto internazionale sui diritti civili e politici. L'obiettivo è sensibilizzare e informare cittadini, politici e mezzi d'informazione, affermando che non esiste alcun obbligo legale a garantire l'aborto per motivi di salute, privacy, autonomia sessuale o non discriminazione, e che i governi dovrebbero proteggere i nascituri sulla base della legislazione internazionale esistente.

Stilato nel marzo del 2011, il documento è stato preparato da un gruppo di 31 esperti di diritto internazionale, relazioni internazionali, organizzazioni internazionali, salute pubblica, scienze, medicina e pubblica amministrazione. A sottoscriverlo sono stati senatori di diversi Paesi, delegati Onu, docenti di diritto, filosofi, parlamentari, ambasciatori e avvocati; ma anche altri personaggi noti, come il calciatore uruguayano Edinson Cavani.

Emilie Christy

traduzione di Chiara Andreola

 

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