Gli approdi “fai da te”
Nella zona di Agrigento, gli sbarchi “fai da te” vengono segnalati nelle ultime settimane. Mentre gli accordi tra Libia ed Italia sembrano aver fermato il flusso dei migranti, qualcuno sembra aver trovato nuove modalità per trasportare in Italia gruppi di disperati. Anche se con piccoli gruppi e con numeri comunque ridotti rispetto al passato. L’ultimo episodio a Siculiana, con due sbarchi nell’arco di tre giorni, che hanno portato in Italia circa 130 persone.
Ma è toccato anche alla Sardegna: 8 sbarchi in 3 giorni. Piccole imbarcazioni vengono abbandonate sulla spiaggia. Ma queste barche in vetroresina non avrebbero potuto attraversare agevolmente il Mediterraneo, persino con il bel tempo, senza essere avvistati. Da dove sono partiti? Sono stati trasbordati in mare da un’imbarcazione a un’altra?
Quale supporto logistico hanno i migranti sia alla partenza che all’arrivo? Riescono ad uscire dai “campi” libici, dove sono rinchiusi centinaia di migliaia di persone, magari con il consenso dei carcerieri o è possibile pensare che i recenti accordi tra Italia e Libia abbiano convinto alcuni gruppi di fuggitivi a trovare altre strade e altre soluzioni (e a bypassare quel Paese) per raggiungere l’Italia?
Ancor più inverosimile quanto accaduto a Lipari: il 7 settembre, la Guardia costiera individua un gruppo di persone in una delle calette dell’isola. Sono quasi 50 e ci sono donne e bambini. Sono forse iraqeni e raccontano di essere partiti da Instanbul: un’ipotesi improbabile. È impensabile che la piccola barca a vela abbia attraversato l’Egeo, circumnavigato la Grecia e persino lo Stretto di Messina. E non era mai accaduto finora che un solo migrante raggiungesse le Eolie!
Sono le nuove rotte dei migranti. Ci si chiede quanto il nuovo accordo Libia-Italia abbia inciso nell’avvio di questo nuovo fenomeno. Che gli inquirenti stanno esaminando anche perché la presenza di stranieri senza alcun controllo, potrebbe rivelarsi potenzialmente pericolosa. La voce di chi li vorrebbe fuori dalle frontiere nazionali si alza prepotentemente.
Sullo sfondo delle vicende di questi ultimi giorni ci sono gli interrogativi più atroci. Con la diminuzione degli sbarchi e con gli aiuti italiani alla Libia per fermare sul nascere i tentativi di recarsi in Italia, qualcosa è cambiato nel lembo sud del Mediterraneo. Sono in molti a chiedersi cosa accada nei campi di concentramento libici dove si ammassano i profughi. E dove, negli ultimi mesi, si continua a entrare, ma forse non più a uscire. O meglio, non con le modalità e i numeri di prima. Avvenire ha puntato lo sguardo su questo con inchieste e reportage. Terrificanti. Medici Senza Frontiere ha fatto sentire la sua voce. Ha scritto una lettera agli Stati membri dell’Unione europea denunciando «le atroci sofferenze che le loro politiche sulla migrazione stanno alimentando in Libia». Msf parla di «un sistema criminale di abusi» e di «inaccettabili abusi contro le persone trattenute arbitrariamente nei centri di detenzione» attuate con la complicità implicita delle istituzioni europee. Alcuni partiti di sinistra hanno chiesto al ministro degli Interni Minniti di riferire in Parlamento.
Gino Strada, il fondatore di Emergency, dichiara a Repubblica che «ributtare in mare o riconsegnare bambini, donne incinte, poveracci a quelli in Libia e farli finire nelle carceri ammazzati o torturati è una cosa compatibile con i valori di Minniti. Con i miei no».
Il governo rassicura che non è così. L’accordo prevede anche aiuti per sostenere i sindaci, migliorare i campi profughi e renderli vivibili. Accadrà? È presto per dirlo. Intanto, si registra il nuovo fenomeno di approdi “fai da te” (o che vorrebbero sembrare tali). Talvolta gli immigrati vengono individuati, altre volte si disperdono nel territorio. Da “invisibili”. Non senza il pericolo che questo possa favorire altro tipo di approdi. Per questo, le indagini saranno serrate. Gli inquirenti vogliono capire cosa accade. Ma chi governa il Paese dovrà trarne le conseguenze.