Gli amici di Marika

ASalank, un villaggio dell’Ucraina carpatica, hanno inaugurato nel 1999 una scuola per 600 bambini, contribuendo al mantenimento di tanti di loro rimasti orfani. Hanno inoltre aiutato i contadini a migliorare la loro produzione. Hanno potuto donare una protesi ad un giovane che aveva perso le gambe; e grazie al loro interessamento Diana, 10 anni, riceve un nuovo farmaco che prolungherà la sua vita di almeno altri dieci anni… E si potrebbe continuare: tante sono le azioni di cui sono protagonisti da 13 anni, che non si contano più. Ma chi sono i responsabili di una fondazione, “L’uno per l’altro”, e di un’associazione, “Gli amici di Marika”, che riesce ad attraversare il confine di tre stati? Sono una coppia ungherese di mezza età. Marika e Tamás Varföldi. Vivono a Erd, a sud di Budapest, e il loro tenore di vita non è certo lussuoso. In più, quando ci si rende conto che per muoversi fuori di casa Marika ha bisogno di una sedia a rotelle, ci si domanda come abbiano fatto a realizzare tutto ciò. “La nostra vita – prende a dire la signora Varföldi – Dio l’ha pensata completamente diversa da come l’avevamo progettata noi”. Marika ricorda un’infanzia povera ma serena, trascorsa in campagna. Suo padre è minatore, e sua madre cura la numerosa famiglia. Lei è la maggiore di cinque figli, bravissima a scuola. Vuole diventare medico, e i suoi l’assecondano, anche se con grandi sacrifici. La mamma le trasmette una fede salda, che la sosterrà nei momenti non facili della sua vita. Nell’ultimo semestre di università, infatti – ha già 24 anni -, si manifestano i primi sintomi della sclerosi multipla. Addio alla specializzazione in medicina interna! Deve accontentarsi di esercitare in un laboratorio nell’ospedale di Budapest. Quando la malattia si fa sentire con uno dei suoi “colpi” così insidiosi, lei ritorna dai genitori per riprendersi. Non vuole però restare inattiva, e riunisce attorno a sé dei bambini a cui fare catechismo. “Allora – prosegue – le lezioni di religione erano proibite, ma parlare di Dio mi dava una gioia particolare. Gli chiedevo di farmi capire quale fosse la mia strada, se sposarmi o consacrarmi a lui, e, nel caso fosse il matrimonio, di farmi incontrare la persona giusta”. Anche Tamás è allora in ricerca. Finite le scuole, ha trovato lavoro come meccanico. Pure lui è profondamente credente. Tanto che a 25 anni entra in seminario. Si accorge però che quella non è la sua strada. Esce, e a Budapest trova un impiego come programmatore. Ed è in quella città che i due giovani si incontrano, “per caso”. Tamás invita la giovane dottoressa a fare un giro in motocicletta e Marika accetta. Svoltando, notano un assembramento di persone. Deve essere successo qualcosa, e Marika prega il giovane di fermarsi: potrebbe essere necessario l’aiuto di un medico. Una donna giace infatti per terra, e purtroppo ogni soccorso è inutile. I due giovani ripartono. Sono tutti e due pensierosi, scossi da quanto è appena accaduto. “Al primo semaforo – ricorda Marika – Tamás mi prende la mano e mi dice: “Preghiamo per questa donna”. Queste parole, dette con semplicità, aprono un varco nel mio cuore”. Dopo dieci giorni si fidanzano, e già pensano alla data del matrimonio. Sorridendo, Marika ammette: “I nostri genitori erano spaventati: per loro tutto accadeva troppo in fretta. Ma noi non avevamo dubbi”. Le nozze saranno celebrate proprio il giorno del trentesimo compleanno di Marika. Vanno a vivere a Erd, dove hanno trovato un appartamento carino, ma alla loro portata. Nel palazzo manca l’ascensore, e questo ben presto avrebbe costituito un problema per Marika. Malgrado i medici le abbiano sconsigliato di avere figli, nascono due bambini perfettamente sani. Marika ha sempre più difficoltà ad uscire, ed inoltre l’alloggio è diventato ormai troppo piccolo per quattro persone. Sarebbe meraviglioso se ora potesse risparmiarsi le scale, trovando una casa con maggiore spazio per i bambini… Progettano, fanno calcoli, si mettono alla ricerca. Una, che piace molto a tutti e due, Tamás l’ha adocchiata. I proprietari si sono separati e l’hanno messa in vendita, ma il prezzo è proibitivo per loro. Pregano, perché giunga un aiuto, ma non sanno come. Ed ecco qualche giorno dopo arrivare la proprietaria, che offre la sua casa in cambio della loro, con un piccolo sovrapprezzo. Sono trascorsi da allora diciannove anni, e Tamás e Marika non avrebbero immaginato allora che quella casa sarebbe diventata un luogo di raccolta di aiuti ed un rifugio per molti. Vengono a trovarli numerosi amici, austriaci e ungheresi, che come loro fanno parte dei Focolari. In particolare Gerti Marchart, viennese, con cui nasce un sodalizio che, al di là di molte frontiere, ha portato aiuti a migliaia di persone. Le cose, raccontano, sono andate così: durante una visita ai Varföldi, la signora Marchart si rende conto del grande bisogno che c’è dall’altra parte della frontiera, mentre in Austria c’è tanta sovrabbondanza. Cerca di venire incontro come può, inviando di tanto in tanto pacchi di vestiario e di generi vari. Un giorno Marika scivola davanti casa, e si frattura il collo del femore. Dopo due operazioni, rimane ferma per molto tempo. Ci vorrebbe una sedia a rotelle elettrica, ma pare un sogno irraggiungibile. Gerti torna in Austria, e da allora medita di procurare una carrozzella per Marika. Nasce così a Vienna il gruppo degli “Amici di Marika”, che si ingegnano in mille modi. Allestiscono con grande successo un mercatino delle pulci. Ben presto sono in grado di portare ad Erd la carrozzina, ma anche una sessantina di cappotti invernali ed altri oggetti. Marika decide, a sua volta, di aiutare come era stata aiutata lei, ed organizza a casa sua un bazar, fatto piuttosto insolito in Ungheria. Col ricavato, sarà possibile acquistare un’altra carrozzella per una giovane ungherese. Il successo mette in moto un’autentica valanga: i viaggi di qua e di là dal confine con l’Austria diventano regolari. Gli “Amici di Marika” sono ormai tanti. Dall’altra parte del confine ungherese, verso nord-est, si estende l’Ucraina. Una porzione del suo territorio nei Carpazi Occidentali faceva un tempo parte dell’impero austro-ungarico. Ora, terra di confine, vive quasi dimenticata dal mondo. È lì che un anno dopo il primo “mercatino delle pulci”, i Varföldi decidono di estendere l’azione di aiuto, assieme agli amici dell’Austria. Una prima visita viene fatta da un gruppo di amici, tra cui Tamás e l’attivissima e generosa Getti. La povertà che scoprono è incredibile. I francescani in Ucraina, con i quali hanno preso contatto, li mettono in guardia: un trasporto di aiuti sarebbe molto pericoloso, le necessità così grandi che ogni mezzo sarebbe assalito e saccheggiato. I soccorritori non desistono e scelgono come campo-base un villaggio, Salank, dall’altra parte del confine, dove gli abitanti parlano ungherese. Ora, alla rete creata dai Varföldi collaborano ben ottanta soci, a cui si aggiungono moltissimi amici sia austriaci che ungheresi. Così i fili di questo aiuto austro-ungherese corrono insieme, sostenuti dall’infaticabile Marika, che malgrado la malattia riesce attraverso i suoi amici a raggiungere tanti. Sono così trascorsi 27 anni dal giorno del loro primo incontro, in cui Marika e Tamás hanno lasciato che Qualcuno prendesse in mano il filo della loro esistenza.

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