Gli 80 anni di Quino

Il padre di Mafalda e Felipe, grande umorista, pieno di umanità.
Quino con la sua Mafalda

Nato nel 1932 a Mendoza, ai piedi delle Ande, l’umorista argentino Joaquín Lavado (più conosciuto come Quino) diventò presto un popolare disegnatore di fumetti. Figlio di genitori andalusi, senza discendenti dal suo matrimonio, ebbe Mafalda quasi come figlia, anche se si è sentito sempre più rappresentato dal pessimista Felipe.
Con nome di principessa, questa bambina tanto ribelle quanto di buon senso è diventata famosa in mezzo mondo. Contestataria di una sinistra romantica (il personaggio è sorto negli anni Sessanta), ama la pace tra i Paesi, non crede ai politici, non guarda la tv e le piace osservare il comportamento umano. Quasi una piccola filosofa, Mafalda riflette sui grandi temi della vita, non senza un po’ di scetticismo. Una cosa è certa: non ama la minestra.

Quino ha creato con lei altri personaggi – Manolito e Miguelito,  Libertad, Susanita e l’angosciato Felipe –, che sembrano non invecchiare mai, come se l’autore avesse percepito qualcosa che ha rapporto con la stessa condizione umana. Forse questo spiega l’interesse e la simpatia suscitata in tanti e differenti Paesi, e i sempre nuovi lettori appassionati.
Mafalda non durò a lungo: dal 1964 al 1973. Quino sentì che aveva fatto con lei tutto quello che la sua immaginazione e creatività avevano suggerito, per cui non voleva ripetersi o diventare noioso. Mafalda, però, continuò ad essere ripubblicata in libri e giornali e collezionata da tanti, come un classico.
 
Quino, grande umorista, si è espresso anche al di là di Mafalda, con vignette piene di acute osservazioni e sincero pessimismo, come se fosse sempre un po’ deluso dalla storia umana, dalle contraddizioni delle persone, dalle bugie dei politici.  Ma il suo pessimismo ha qualcosa di ingenuo e profondamente umano: a lui non piace molto questo mondo, ma ciò nonostante sembra guardarlo con tenerezza.
Joaquín Lavado, dopo la sua infanzia e gioventù a Mendoza, visse a Buenos Aires ed anche a Milano, dove si è sentito a casa. È sempre stato uomo di poche parole, ritirato e solitario.
Solidale con i deboli, anche quando critica i forti lo fa con una certa simpatia. Forse il suo sguardo ha la tristezza caratteristica degli argentini, ma è intelligente e pieno di umanità.

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