Giusy Versace, sogno un mondo più gentile
«Entrare in punta di piedi, seppur di carbonio». Nelle stesse ore in cui le agenzie di tutto il mondo battono a ripetizione lanci sul massacro che si sta consumando a Mariupol, sorridere e riflettere su una delle tante massime di vita che Giusy Versace ci offre nell’intervista Città Nuova, dà un senso diverso anche a queste ore drammatiche. Ci aiuta a cogliere ciò che resiste oltre il male e il dolore: l’amore alla vita.
La storia di Giusy Versace, atleta paralimpica, con undici titoli italiani alle spalle e innumerevoli record nazionali sui 60, 100, 200 e 400 metri, da quattro anni nelle aule del Parlamento, è la storia di una grande scelta di vita, rispetto alla quale ognuno di noi è chiamato a misurarsi ogni giorno: vivere o lasciarsi vivere, soccombere di fronte alla difficoltà o affrontarle, fermarsi di fronte al limite o superarlo, con la testa, con il cuore, con la volontà.
In queste settimane a Pechino[1] si stanno svolgendo le gare per le paralimpiadi invernali. Giusy Versace ammette che «avremmo tutti voluto vivere questa tredicesima edizione della Paralimpiadi in un clima diverso. I valori dello sport, del resto, sono quelli della fratellanza, della solidarietà e della competizione positiva. I risultati degli Azzurri, con il portabandiera Giacomo Bertagnolli che ha dato il via alle medaglie paralimpiche per la nostra delegazione, sono motivo di orgoglio e un incoraggiamento a continuare a sperare anche in un momento così drammatico».
Giusy Versace, dopo le battaglie portate avanti per anni con la sua associazione “Disabili No Limits Onlus”, passando dal mondo dello sport a quello della TV, dalla scrittura al teatro, quattro anni fa ha fatto il suo primo ingresso nelle aule parlamentari, come dice lei, “in punta di piedi seppur di carbonio”. «Per chi lo vive con passione e si dedica con tutto sé stesso all’attività parlamentare, è un lavoro faticoso, che richiede studio, tempo, energia, capacità. Molto di più di quanto viene percepito all’esterno. Ho scelto di dedicarmi a tre battaglie in particolare: sport, disabilità, pari opportunità. Temi traversali sui quali ho scelto di impegnarmi con tutta me stessa, tenendo i riflettori puntati su questioni che per molti non sono prioritarie».
Un lavoro tenace che ha portato dei risultati. Solo poche settimane fa, i primi cinque atleti paralimpici Martina Caironi, Ambra Sabatini, Oxana Corso (per l’atletica leggera), Luigi Beggiato (per il nuoto) e Giacomo Bertagnolli (per lo sci alpino), atleti paralimpici, hanno firmato un contratto con le Fiamme Gialle, che dà loro diritto a entrare a pieno titolo nel Gruppo Sportivo.
Un passaggio, forse poco noto ai meno addetti al settore, che segna una svolta “storica” per il mondo paralimpico e per tutta la società.
Sono i primi cinque atleti paralimpici nei Gruppi Sportivi Militari e Corpi dello Stato che godranno di una effettiva parità con gli atleti normodati per quanto riguarda il trattamento economico e previdenziale, con la possibilità a fine carriera agonistica di restare in servizio.
«Una battaglia iniziata nel 2019 – spiega la Versace – con una proposta di legge di cui sono prima firmataria, sottoscritta da parlamentari di tutti gli schieramenti, che l’ex ministro dello Sport Roberto Spadafora ha voluto inglobare nella riforma dello sport. Si tratta di un primo importante segnale che, nell’anno dei trionfi di Tokyo 2020 e delle Paralimpiadi invernali di Pechino 2022, restituisce ai nostri campioni il giusto riconoscimento e le necessarie garanzie a tutte le persone con disabilità che vogliano approcciarsi anche allo sport agonistico. Un segnale di crescita ed evoluzione culturale importante per gli atleti, per i gruppi sportivi, per il Comitato Paralimpico stesso e per l’intera società».
Altra battaglia portata avanti dalla Versace in questi anni dalle aule parlamentari, quella per l’aggiornamento del nomenclatore nazionale tariffario, ampliando la tipologia di servizi e ausili di tecnologia avanzata per le persone con disabilità che non rientrano nei livelli essenziali di assistenza. A luglio 2020, è stata approvata, su proposta della Versace, l’istituzione di un fondo sperimentale di 5 milioni di euro, per l’erogazione di ausili e protesi di tecnologia avanzata. E porta la sua firma anche la proposta di inserire lo sport in Costituzione, riconoscendone il valore sociale come strumento per abbattere discriminazioni, limiti e barriere.
Oltre dieci anni di lavoro per la Onlus “Disabili No Limits”, fondata da Giusy Versace nel 2011, con la quale «abbiamo aiutato oltre venti ragazzi dando loro nuove opportunità di vita. Se è vero che con la nostra organizzazione acquistiamo ausili per le persone con disabilità oggi non coperti dallo Stato, la nostra mission non si esaurisce nell’acquisto di braccia, gambe, carrozzine: noi vogliamo donare alle persone con disabilità nuove opportunità di vita».
Come una nuova opportunità di vita è quella che l’ha riguardata in prima persona, dopo l’incidente dell’agosto 2005, all’età di 28 anni, in cui Giusy ha perso entrambe le gambe.
Nel 2010, grazie a delle protesi in fibra di carbonio, è stata la prima atleta italiana a correre con doppia amputazione agli arti inferiori.
«Ho vissuto personalmente quello che vorrei vivessero tutte le persone con disabilità. Se prima venivo identificata come “la ragazza poverina che ha perso le gambe”, oggi per la gente comune sono “Giusy Versace, l’atleta”. I limiti si possono superare, ci si può reinventare. È quello che cerco di raccontare ai centinaia di ragazzi e ragazze che incontro nelle scuole, che hanno letto la mia storia raccontata nel mio libro o attraverso lo spettacolo teatrale. Mi commuovono tanti ragazzi che sottolineano alcune frasi del mio libro o mi citano nei loro post sui social. Mi emoziona sapere che tante persone, disabili e non, dalla mia testimonianza hanno trovato nuovi stimoli per continuare a sorridere nonostante le difficoltà».
La nostra “chiacchierata” si conclude con il sogno di Giusy. Uno per sé stessa, uno per il mondo. «Prego Dio che continui a darmi la forza e la tenacia che ho avuto fino ad ora. E sogno un mondo più gentile, che superi la frustrazione e l’indifferenza che due anni di pandemia hanno acutizzato. Impariamo, a partire da ognuno di noi, ad essere il cambiamento che vorremmo dagli altri. Se tutti, facessimo così, costruiremmo davvero una società migliore».
[1] Intervista realizzata prima della conclusione dei Giochi paralimpici di Pechino (13 marzo 2022)