Giustizia per Angelo Vassallo
Avevano detto che, forse, nascondeva qualcosa. Avevano suggerito che, se lo avevano ucciso, probabilmente non era così “pulito” come sembrava. Che era stata la camorra o c’entravano gli appalti, che c’era di mezzo la droga, ma poteva esserci anche una pista passionale. C’erano stati sospetti e insinuazioni, tutti falsi, e poche certezze: Angelo Vassallo, quattro volte sindaco di Pollica, in provincia di Salerno, era un uomo onesto ed era stato ucciso una manciata di giorni prima di compiere 57 anni.
Erano da poco passate le 22 del 5 settembre 2010. Mentre tornava a casa alla guida della sua automobile, era stato raggiunto da una raffica di proiettili esplosi da una pistola calibro 9. Oscuro l’autore, oscuro il movente, anche se ben presto si era cominciato a parlare di un delitto eccellente, visto che i sospetti avevano sfiorato più volte, senza esito, anche personaggi illustri dell’Arma dei carabinieri.
Del resto, il sindaco pescatore, come veniva chiamato per il suo impegno per l’ambiente, era un tipo scomodo. Dava fastidio e non guardava in faccia a nessuno. Difendeva la sua gente e la sua terra, patria della dieta mediterranea che tutto il mondo ci invidia. Aveva negoziato a lungo per farla includere nella lista del Patrimonio immateriale dell’umanità. Un riconoscimento poi concesso all’Italia dall’Unesco dopo la sua morte, nel novembre 2010.
Vassallo era anche fortemente impegnato contro le illegalità, compreso il traffico di sostanze stupefacenti che cominciava a fiorire anche nei comuni del Cilento. «Ho scoperto qualcosa che avrei preferito non sapere», aveva confidato Vassallo pochi giorni prima di morire ad alcuni conoscenti. Negli stessi giorni, si racconta che avesse avuto una violenta lite vicino al porto con alcuni spacciatori perché la droga, che uccideva i suoi giovani, a Pollica non doveva esserci.
A febbraio di quest’anno per il processo, che vedeva un unico sospettato, uno spacciatore poi risultato innocente, si profilava l’archiviazione. Una prospettiva che aveva indignato i cittadini di Pollica e i suoi familiari: il figlio Antonio e il fratello Dario. Era stata lanciata una petizione per chiedere la riapertura delle indagini, firmata in pochi giorni da oltre 25mila persone, tra cui una settantina di parlamentari, e poi arrivata a quasi 50mila adesioni.Erano stati lanciati appelli al presidente della Repubblica Mattarella e ai rappresentanti delle istituzioni ed era stata indetta una manifestazione pubblica.
Negli ultimi giorni, finalmente, è arrivata la svolta. È, infatti, finito sotto accusa un ex brigadiere dei carabinieri, per anni appartenente alla Compagnia di Castello di Cisterna, nel napoletano. Già in carcere per altri reati, l’ex militare è ritenuto vicino al boss del Parco Verde di Caivano. Tra le accuse che gli vengono addebitate, c’è anche il coinvolgimento nel traffico di sostanze stupefacenti. Quella droga che Vassallo non voleva nella sua bella Pollica.
E forse è stato proprio per salvare i suoi giovani dalla morte e la sua terra dal malaffare, che il sindaco pescatore è stato ucciso. Le indagini, intanto, proseguono con rinnovato vigore e non è escluso che possano coinvolgere altri militari.