Giù dagli anelli senza rimpianti

Delusioni sportive che fanno crescere. Così Andrea Coppolino, al termine della carriera agonistica.
Andrea Coppolino

Otto partecipazioni ai Campionati del mondo condite da due prestigiose medaglie di bronzo. Tre podi continentali. Un’Olimpiade conclusa con un brillante quanto amaro quarto posto. Per un decennio Andrea Coppolino è stato uno dei migliori interpreti mondiali di una delle specialità più affascinanti della ginnastica artistica: gli anelli.

Quest’anno ha deciso di smettere perché «era arrivato il momento giusto per lasciare, senza rimpianti». Si mette quindi alle spalle una carriera ricca di risultati importanti che, a causa di alcuni imprevisti, gli ha però regalato meno riconoscimenti di quanti ne avrebbe meritati il suo talento.

 

Entrato in Nazionale a sedici anni, Andrea si allena per sei ore al giorno, tutti i giorni, inseguendo un sogno: partecipare ad una Olimpiade. La prima occasione è rappresentata dai Giochi di Sidney del 2000 e, dopo il quinto posto ottenuto ai Mondiali del 1999, sperare in una convocazione è più che lecito. «I tecnici della nazionale hanno però deciso di lasciarmi a casa, ma ho subito smaltito la delusione dicendo a me stesso che ero giovane, che avrei avuto altre occasioni».

 

Sulla scia delle medaglie conquistate ai Campionati del mondo del 2001 e del 2003, il suo sogno a cinque cerchi sembra finalmente destinato a realizzarsi. Invece… «Mi sono infortunato ad aprile, a quattro mesi dai Giochi di Atene del 2004. Non mi sono operato, ho svolto una riabilitazione fatta apposta per partecipare comunque alle Olimpiadi e, pur avendo i legamenti del ginocchio fuori uso, ero pronto». Accade però che il “signore degli anelli”, alias Jury Chechi, decide di tornare alle gare proprio per quella edizione olimpica.

 

Alla fine, non senza alcune polemiche, Andrea viene escluso dalla squadra nazionale per far posto proprio al pluridecorato campione azzurro.

«È stata una brutta botta! Meritavo di andare, me ne ero conquistato il diritto sul campo, per la delusione pensavo addirittura di smettere. Poi invece a settembre mi sono operato, l’anno dopo ho vinto il Campionato europeo e allora mi sono detto di andare avanti, di riprovarci». Andrea continua così a incantare il mondo della ginnastica con i suoi esercizi, tra i più eleganti degli specialisti di questo attrezzo, vince due altre medaglie europee (bronzo nel 2006 e argento nel 2007), e riesce a qualificarsi per i Giochi di Pechino del 2008.

 

In Cina il nostro atleta svolge un esercizio quasi perfetto, i giudici però non lo premiano come dovrebbero. Alla fine è quarto, ad un passo dal podio, da quella medaglia olimpica che per uno sportivo vale un’intera carriera. «Non ti nego che mi sono sentito derubato. Ho fatto un’ottima prestazione e meritavo certamente molto di più. Ma non ho nulla da rimproverarmi e mi rimane la soddisfazione di essere riuscito a fare proprio in quella occasione il miglior esercizio della mia carriera. Certo, da un punto di vista tecnico è stata una cosa davvero “scandalosa”. Ma nella ginnastica, come nella vita, bisogna essere realisti e non buttarsi giù, bisogna essere capaci di accettare cose che non vanno come dovrebbero, essere capaci di rialzarsi nel momento in cui si cade. Anzi, ti dirò che paradossalmente sono stati proprio i momenti più difficili vissuti a livello sportivo a farmi crescere come persona, a fortificare il mio carattere».

 

Proprio in questi giorni Andrea è impegnato nell’apertura di un bar, perché «non mi spaventa imparare a fare cose nuove e mi voglio rimettere in gioco in una situazione completamente diversa dallo sport». Ma certamente troverà il tempo per seguire con affetto quello che saranno capaci di fare i suoi ex compagni in occasione dei Campionati del mondo in programma in Olanda, a Rotterdam, dal 16 al 24 ottobre. Perché la ginnastica è stata una parte importante della sua vita; ma adesso per lui «è venuto il momento di non voltarsi troppo indietro e di rivolgere lo sguardo in avanti». In bocca al lupo, Andrea.

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