Girotti, se ne va un grande

Il giorno dell’Epifania, all’età di 84 anni, si è spento Massimo Girotti, uno degli attori più significativi del cinema italiano del dopoguerra. Aveva conosciuto la notorietà nel 1941 con La corona di ferro di Blasetti, guadagnandosi il titolo di “bello di Cinecittà”, ma in realtà verrà ricordato soprattutto per essere stato una delle icone maschili del cinema d’autore italiano. Visconti, Rossellini, De Sica, Antonioni, Germi lo vollero in capolavori come Senso, Ossessione o In nome della legge. Poi fu la volta di Bertolucci (Ultimo tango a Parigi) e Pasolini (Teorema, Medea) che in lui videro un attore moderno, fuori dai canoni dello star system nostrano. E Girotti era davvero un attore a tutto tondo, elegante e volitivo, alla continua ricerca di nuovi stimoli e percorsi. Schivo e riservato, ha condotto una vita tranquilla, fuori dai clamori tipici del suo mondo, tornando alla ribalta solo recentemente, nel 1994, con Il mostro di Benigni. Ma il giovane cinema d’autore italiano non lo aveva dimenticato. L’ultimo film interpretato da Girotti (poco prima della morte) è, infatti, La finestra di fronte di Fernand Ozpetek, il regista de Le fate ignoranti. Una splendida occasione per salutare un grandissimo del nostro cinema per l’ultima volta sullo schermo.

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