Il Giro d’Italia onora Gino Bartali

Il Ginettaccio nazionale riconosciuto per la sua opera concreta di aiuto agli ebrei durante gli anni della persecuzione nazifascista
AP Photo

Il Giro d’Italia numero 101 inizierà quest’anno in Terra Santa. L’esordio sarà proprio a Gerusalemme, venerdì 4 maggio. Seguirà una seconda tappa da Haifa a Tel Aviv e una terza da Be’ersheva a Eilat, la città israeliana che si affaccia sul Golfo di Aqaba (Mar Rosso).

Dall’8 maggio il Giro rientrerà in Italia e si concluderà a Roma il 27 maggio. Il motivo principale di questa trasferta extraeuropea ha un nome: Gino Bartali, il grande campione vincitore di 3 Giri d’Italia e di 2 Tours de France, scomparso a 86 anni nel 2000, ma sempre vivo nel ricordo e nell’affetto di moltissimi italiani. Due giorni prima dell’inizio del Giro, infatti, si svolgerà a Gerusalemme, allo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah e degli eroi (2 milioni di visitatori l’anno), una cerimonia, realizzata con la Israel Cycling Academy, in cui il ciclista fiorentino verrà riconosciuto ufficialmente come cittadino onorario di Israele per l’aiuto dato nel 1944-45, rischiando la vita, ad una famiglia di ebrei durante l’occupazione nazista.

A partire dal 1941-1942, Hitler aveva dato il via alla cosiddetta “soluzione finale”, un progetto criminale che intendeva sterminare tutti gli ebrei d’Europa. Anche il regime fascista italiano aveva varato fin dal 1938 delle leggi razziali antisemite, ma fino al 1943 si trattava di una sorta di apartheid, per quanto durissimo e ingiusto. Fu dopo l’8 settembre 1943 che Mussolini, ormai completamente dipendente dai tedeschi, diede mano libera ai nazisti per catturare e deportare gli ebrei, italiani e stranieri. A quel tempo erano circa 38.000 gli ebrei italiani e oltre 10.000 quelli stranieri rifugiatisi in Italia in seguito alle persecuzioni ed alle espulsioni da altri paesi europei.

In questo contesto, Bartali, che era già famoso come campione di ciclismo, fu convocato nel settembre 1943 dal vescovo di Firenze, il cardinale Elia Dalla Costa, che gli chiese di collaborare con un’organizzazione clandestina (Delasem) per salvare dalla cattura e dallo sterminio più ebrei possibile. Antifascista e cristiano molto convinto, Bartali accettò senza esitare.

Così, tra settembre 1943 e giugno 1944, Bartali, come testimonia la documentazione raccolta dallo Yad Vashem di Gerusalemme, ha fatto parte di una “rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell’occupazione tedesca e all’avvio della deportazione degli ebrei” contribuendo a salvare “centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati…”, circa 800 persone.

Bartali ha agito “come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali ha trasferito falsi documenti a vari contatti”.

Tra le testimonianze di questa attività clandestina vi è quella di Giulia Donati Baquis, che ha raccontato di quando lei e la sua famiglia erano nascosti a Lido di Camaiore (Lucca): Bartali portò in bicicletta da Firenze i documenti falsi che consentirono a lei e ai suoi familiari di non essere identificati come ebrei e dunque catturati per essere inviati nei lager nazisti.

Lo Yad Vashem è stato fondato a Gerusalemme nel 1953 proprio per conservare la memoria degli oltre 6 milioni di ebrei vittime dei nazismo, e per ricordare i giusti (non ebrei) che hanno rischiato la propria vita per salvare alcuni di loro. Le persone riconosciute dallo Yad Vashem come “Giusti tra le nazioni” sono attualmente oltre 26.000, di 51 paesi. Fra essi ci sono 682 italiani e Gino Bartali è uno di loro (come pure il cardinale Elia Dalla Costa) dal 2013.

Ma la cittadinanza onoraria alla memoria che viene conferita a Bartali il 2 maggio 2018 fa riferimento ad altri fatti scoperti e documentati solo negli ultimi anni, perché “il Ginettaccio”, finché era in vita, non li ha mai raccontati, ne ha solo fatto qualche cenno ai famigliari.

Su iniziativa di Andrea Bartali (il figlio del campione fiorentino, morto nello scorso giugno 2017) e di Adam Smulevich, giornalista e addetto stampa dell’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane), lo Yad Vashem ha conferito la cittadinanza onoraria di Israele a Gino Bartali per aver nascosto per quasi un anno nella cantina della sua casa di Via del Bandino, a Firenze, la famiglia Goldenberg, braccata dai nazisti: padre, madre e due ragazzi. Una cittadinanza, quella conferita dal Memoriale della Shoah, attribuita solo a pochissime persone e per eccezionali e ben provati motivi. Festeggiare Bartali anche trasferendo per qualche giorno il Giro d’Italia a Gerusalemme è un segno di stima che il campione italiano si è meritato.

 

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