Gioventù dei carismi

Avete mai visto un frate o una suora in maniche corte? Gli abiti religiosi hanno tutti le maniche lunghe. Senza fare la teologia delle maniche, si capisce che una ragione c’è, non necessariamente collegata col voto di castità, ma senz’altro espressione di serietà. Succede poi di vedere gli stessi frati e suore giocare a calcio, volley, basket… con l’abito.
In questo caso le maniche vengono rimboccate: la serietà perde la sua importanza, prevale l’allegria, la libertà.
A Loppiano abbiamo tentato di “rimboccare le maniche” a Francesco, Chiara, don Bosco, Eugenio de Mazenod e tanti altri.

Per un gioco, in fondo, per rivedere la gioventù che avevano all’inizio. Come? Mettendoli in contatto con i giovani.
Che cosa c’è stato a Loppiano? Avete mai sentito parlare di Loppianolab? Dovete sapere che Loppiano è un concentrato di decine di culture diverse, che cercano di costruire fra loro un pezzo di mondo unito, mettendo in pratica il Vangelo alla luce del carisma dell’unità che Dio ha dato a Chiara Lubich. In quel crogiolo, dove muore l’egoismo per far nascere l’amore, sono
immersi giovani, sposati, sacerdoti, religiosi e col tempo sono nate esperienze diverse, che si prefiggono di tradurre nell’economia, nella cultura, nel lavoro, il principio dell’unità.

Nel 2010 alcune di queste esperienze hanno pensato di realizzare un “laboratorio” a più voci per cercare di dare un contributo alla costruzione dell’unità dell’Italia: Quale Paese, quale unità? Da qui il nome: Loppianolab (oratorio). [Scusate la spiegazione prosaica]. L’anno dopo il tema era: Sperare con l’Italia. In rete per il bene comune nel 150° dell’Unità.
Quest’anno, in settembre, Loppianolab si è aperto ai giovani: Italia Europa. Un unico cantiere tra giovani, lavoro e innovazione. Uno dei promotori dell’evento è l’Editrice Città Nuova, di cui la nostra rivista fa parte. E noi sempre siamo stati presenti. Anche quest’anno abbiamo promosso un laboratorio, dal titolo Anche i carismi si rimboccano le maniche. Suscitare l’esperienza religiosa delle nuove generazioni. L’esperienza dell’anno scorso è stata interessante per la vivacità della partecipazione, anche se il numero era ridotto. Quest’anno ci è stata assegnata la stessa sala con la previsione che fosse troppo grande. Invece straripava! Corse per ricuperare più sedie, varie persone in piedi. Un evento organizzato da religiosi e religiose cui hanno risposto tanti laici! Segno che i carismi sono ancora simpatici (lo Spirito Santo è molto simpatico) e anche i giovani lo sono.

Si è parlato anzitutto di santi che si sono dedicati ai giovani: Giovanni Bosco, José de Calasanz, Mary Ward, Jeanne de Lestonnac, Pierre Fourier, Jean-Baptiste de La Salle, Santa Maddalena Sofia Barat, Marcellino Champagnat, Girolamo Emiliani, Giuseppe Murialdo… Poi alcuni religiosi e religiose hanno presentato il loro lavoro fra i giovani, nella scuola, nella partecipazione a grandi eventi come la Giornata Mondiale della Gioventù e il Genfest. Il pubblico non stava a guardare. Anzitutto alcuni giovani, non molti per la verità, ma vivacissimi (per la verità), che avevano preso parte a quei due momenti
di massa e hanno raccontato in profondità la loro esperienza di sentirsi in tanti, di popoli diversi, insieme per Gesù, il Vangelo, la pace, l’unità fra i popoli. E quante domande da parte dei “giovani di spirito!”, e proposte ed esperienze! Era chiaro che tutti avevano rimboccato le maniche.

In sintesi, è venuta in rilievo la ricchezza dei giovani animati dai carismi dei religiosi.
Si è ampiamente smentito lo slogan che “i giovani non vogliono fare niente”, che a loro i valori, primo fra tutti quello religioso,
“non interessano”. Quando i giovani sono stimolati, sono toccati nella loro vera identità sanno fare, sanno dare. Soprattutto insieme. I “giovani di spirito” sono usciti con più speranza, alimentata dalla vita, più che dalle parole, dei giovani.

Il presente numero di Unità e Carismi è, nella sostanza, il frutto di quel laboratorio.

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