Giovedì Santo, giorno della tenerezza

Accompagniamo i momenti forti della Chiesa con brevi pensieri che ci avvicinano al mistero della Resurrezione
La lavanda dei piedi

È il giorno della tenerezza.

1.       «Non vi chiamo più servi…, ma vi ho chiamati amici». È Dio che parla così, l’Onnipotente, diventato amico.

2.       «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo… Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue». Un cibo “tenero”, la carne di Dio; una bevanda dolce, il sangue di Dio.

3.       «Fate questo in memoria di me». Si è messo, agnello tenero, nelle mani di uomini.

4.       «Tutti siano una sola cosa, come tu, Padre, sei in me e io in te». Dona a noi la tenerezza che avvolge il rapporto fra lui, il Padre e lo Spirito.

Che parole posso aggiungere, dopo queste? Si capisce oggi, giovedì santo, che cosa intende papa Francesco quando invita continuamente alla tenerezza. Non un sentimentalismo, ma un amore forte e dolce, che penetra la nostra vita, i rapporti, le strutture. Non conquista nostra, ma dono di Dio, nutrito dal corpo di Cristo e irrorato dal suo sangue. Che penetra in profondità, addolcisce le nostre fibre più dure, rende caldo il nostro sguardo sugli altri, accoglie e si lascia accogliere.

Ci fa tanto trasparenti da farci scomparire come veli che lasciano passare solo Dio, come quel cibo da noi assimilato, che diventa noi per farci lui. E lui è fra noi, fatti uno.

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