Giovanni Paolo II
Non era facile, a pochi mesi dalla scomparsa, delineare per il grande pubblico la vicenda di papa Wojtyla. Lux Vide, Rai Fiction, CBS e altre produzioni internazionali ci hanno provato, e si può dire che nelle due puntate su Raiuno il 27 e 28 novembre la sfida sia stata quasi vinta. Naturalmente, la sceneggiatura doveva esser agile, convogliarsi su alcuni punti fermi chiari per il pubblico e fermarsi anche sul Woytjla privato e inedito: la fiction ha le sue esigenze, ma anche il lavoro di ricerca storica, se si pensa che già da tre anni si lavorava al progetto. Il risultato è apprezzabile. La vicenda prende al punto giusto, gli interpreti sono quasi sempre azzeccati e il regista canadese John Kent Harrison ha mano sciolta nello svolgimento della fiction. Woytjla viene presentato come uomo di preghiera, ma anche come leader politico: impressionante la somiglianza fisica e morale col pontefice del grande Jon Voigt, che ha ammesso: Questo film probabilmente ha cambiato la mia vita; ma anche intensi Cary Elwes (il papa fino ai 50 anni), Ben Gazzara (un simpatico Casaroli) e la schiera di giovani attori italiani (Ettore Bassi, Vittoria Belvedere, Daniele Pecci, Fabrizio Bucci) fra cui Giuliano Gemma, un somigliantissimo Navarro Valls (che l’attore peraltro non conosce di persona). Inserendo spezzoni di reportage reali su certi momenti della vicenda papale, il regista ha dosato fiction e documentario con grande misura: l’attacco alle Torri Gemelle, la contestazione femminile, lo scandalo dei preti pedofili, il muro di Berlino sono stati toccati con giusta brevità per non uscire da un equilibrio che, trattandosi di un personaggio e di fatti ancora vicini e complessi, era indispensabile (anche se forse si è sottolineato troppo la figura del papa come politico). Indovinati i costumi e le scenografie, luminosa la fotografia, preziose le sequenze inedite della morte del papa.