Giovanni Fattori

Una deliziosa galleria di tele e disegni di piccole dimensioni dell'artista toscano ospitata dalla GAM Manzoni di Milano. Un'occasione unica per godere di opere mai esposte al pubblico provenienti da collezioni private
Giovanni Fattori

Piccolo è bello. Anche in occasione di una rassegna che Milano ospita alla GAM Manzoni – Centro Studi per l'Arte Moderna e Contemporanea fino al 21 dicembre. Giovanni Fattori, il poeta delle guerre risorgimentali e della Maremma, è ancora una volta presente in una deliziosa galleria di tele e disegni di piccole dimensioni, provenienti da collezioni private.

Opere mai viste dal grande pubblico e quindi un'occasione in più per entrare nelle due sale della galleria e percorrere con pazienza e calma il mondo dell’artista. Ci sono momenti impagabili in una pittura fatta di tocchi rapidi, guizzi, di moti veloci ma anche di calma impressionante.

Se c’è infatti la carica di artiglieria con i cavalli al galoppo dentro un alone di polvere, ci sono i momenti di riposo delle truppe e qui c’è l’amore grande di Fattori per i soldati, le divise blu, i cappelli appuntiti, i fucili e i cavalli, tanti, marroni, forti. Uomini, animali, la terra, le cose, tutto per Giovanni ha lo stesso sapore di vita vissuta, bagnata dal sole accecante, dai rami di una primavera sempre bella che sboccia e fiorisce (Militari a bivacco, 1885) o da un solo soldato sulla spiaggia calda in osservazione di un mare blu che, lui e il cavallo solitario, guardano: vi si spalanca uno dei cieli interminati della pittura di Giovanni, anche se l’olio è di appena 32×61 centimetri. Piccolo è bello e può essere infinito.

Ma accanto alle persone c’è anche la natura solitaria, che parla il suo linguaggio di presenza. Il Bosco di san Rossore (1895), una tavola di pennellate spesse che dicono l’autunno, dove le foglie si ingialliscono e ispessiscono il sentiero. È pura gioia del colore, occhi che si deliziano di una stagione dove la sinfonia cromatica è la più bella dell’anno nel suo declinare, morire ed espandersi sulla terra.

È certo altra cosa dalla sublime Contadina nel bosco (1861), immagine calda e dolce di una giovane che raccoglie erba circondata dalle capre e dal sole. Immagine di vita piena, appena  un poco raccolta. O da quel Cavalleggero sulla spiaggia, sorpreso dalla tempesta, vittima delle onde: dramma inatteso, o dal buttero solo che sosta con i muli guardando verso un oltre.

Pittura di macchie, di colori densi, di mani veloci, che non vuole descrivere, ma dire la vita, con il calore di una luce che  riscalda e mai si vela. Da non perdere.

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