Giovanni Allevi sfida Bach
A chiusura del XIV Festival internazionale di Musica e arte Sacra, la basilica romana di Sant’Ignazio ha offerto ieri la nuova composizione di Giovanni Allevi. Si tratta della Toccata Canzone e Fuga in re maggiore per organo a canne, eseguita per la prima volta in Italia e che il musicista ascolano ha voluto offrire come preghiera a Dio. Timoroso, come ha dichiarato pubblicamente, di mettersi a confronto con una forma espressiva in cui Bach è stato immenso, ha tentato il tentabile con notevole sofferenza e gioia insieme.
All’organo il maestro Carlo Maria Barile, giovane talentuoso, che nel programma della serata lo ha visto eseguire altri brani organistici bachiani (Quattro Contrappunti da L’arte della Fuga, Corale “Von Deinen Thron”) e di Mendelsshon (Sonata n. 6 i nfa min., Improvvisazione su temi dal “Sogno di una notte di mezz’estate”).
Torniamo al brano di Allevi. Inizia in fortissimo e ripieno con un accordo essenziale, variato intelligentemente da quelle pulsazioni ritmiche care al maestro marchigiano. La Canzone – composta per ultima –avrebbe dovuto essere un pezzo più quieto, e lo è, ma solo sino ad un certo punto. Forse è la parte più bella ed originale, perché svela l’anima in fondo lirica e fanciullesca del compositore.
Suoni flautati, un’aria vagamente surreale, una melodia ondeggiante e sottile, arpeggiata dalla pedaliera: c’è qualcosa di antico e di moderno allo stesso tempo. Non siamo ad una vetta sublime, certamente. Tuttavia il brano possiede un languore malinconico che lo rende affascinante. La Fuga conclusiva è un oceano ritmico e sonoro che chiude con un accordo infinito, lunghissimo sull’esaltazione del ripieno: l’organo si manifesta davvero come orchestra gigantesca.
In definitiva, musica bella, chiara e comunicativa. Qualche riserva sulle Improvvisazioni dell’organista riguardo al Sogno di Mendelsshon, troppo stridenti rispetto al sublime classicismo del grande compositore. Applausi sentiti a garantire il notevole successo della manifestazione.