Giovani violinisti all’opera

A Roma, a Santa Cecilia, sfilano le nuove star dell’archetto. Pienone di pubblico. Entusiasmo.
Roma, Auditorium Parco della Musica 29 02 2024 Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia direttore Riccardo Minasi violino Andrea Obiso Salut à la France! Rameau Ouvertures: Zaïs, Les Fêtes de Polymnie, Naïs Saint-Saëns Concerto per violino n. 3 Ravel Le tombeau de Couperin Bizet Carmen suite © Musacchio & Pasqualini / MUSA ******************* NB la presente foto puo' essere utilizzata esclusivamente per l'avvenimento in oggetto o per pubblicazioni riguardanti l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia *******************

E chi li ferma Andrea Obiso e Augustin Hadelich? Nessuno a quanto pare. Giovani preparatissimi, virtuosi mozzafiato, sicuri, energici. Bene ha fatto l’Accademia ad ingaggiarli – Obiso è primo violino dell’orchestra -e a sfruttare un talento che non è solo frutto di studio e di giovinezza, ma di quel qualcosa che si chiama “estro”, oppure in qualche maniera “genialità”.

Prendiamo il primo concerto di musiche da Debussy a Sibelius. Come è fluido, mormorante, acquoso il tessuto orchestrale del Prélude à l’après midi d’un faune di Debussy. L’orchestra “impressionista” crea un clima di estasi quasi insostenibile per la fragranza del suono grazie alla direzione minimalista, e puntuale, di Paavo Jarvi che “canta” con la bacchetta l’ atmosfera arcaica di estrema morbidezza. Breve, perché l’intensità è al limite e forse non si reggerebbe oltre ad una bellezza tanto trasparente eseguita dall’orchestra come un soffio impalpabile, una aura magica.


Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttore Riccardo Minasi
ombeau de Couperin
Bizet Carmen suite
© Musacchio & Pasqualini / MUSA

Tutt’altro mondo quello di Sibelius nel suo Concerto per violino e orchestra. Il violino di Augustin Hadelich si lancia in suoni irreali, acutissimi, brilla come un astro gelido sul tappetto orchestrale che lo accompagna e l’avvolge. È un suono ghiacciato, irto, ma questo ghiaccio è fuoco. Hadelich vibra all’unisono con lo strumento, lo lancia in superfici anche stridenti e nell’ultimo tempo – Allegro non tanto – quando l’orchestra corre come fossimo su una slitta, corre anch’egli, si slancia, canta, grida, urla e si imprime nell’ascoltatore come una stella altissima e aguzza, affascinante. Grande virtuoso di una sensibilità straordinaria, di una musicalità rara che ci immerge in un grande dimenticato come è Sibelius.

Nel secondo concerto Riccardo Minasi, direttore e violinista, offre una serata tutta francese. Parte dal Rameau delle Ouvertures, musica pimpante di festa barocca e poi approda al Concerto in si min. per violino e orchestra di Saint- Saens. Un autore purtroppo talora sottostimato come accademico ed invece artista dalla fantasia viva ed equilibrata, capace di colori bellissimi nell’orchestrazione. Andrea Obiso affronta il primo tempo sul tremolo degli archi con una melodia stringente, poi passa al delizioso Andantino tardoromantico: il violino punteggia i sovracuti con una cascata luminosa.

Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Luce, questo è il violino di Saint- Saens: luce passionale, emotiva, suadente è quella che Obiso estrae dallo strumento, suscitando una ovazione incontenibile da parte dell’orchestra e del pubblico. Non c’è solo scatto, energia virtuosismo. C’è anima e corpo in un torrente in piena. Se poi il direttore passa a Ravel – Le tombeau de Couperin, tristezza serena – e alla Suite dalla Carmen di Bizet, travolgente, è evidente che la musica ha vinto e ha conquistato giovani e non giovani.

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