I giovani e la fede
Un’esperienza di Chiesa viva, in cammino, in dialogo, in uscita. Un programma assai ricco di contenuti per gli autorevoli interventi di formatori, economisti, esperti di comunicazione, sociologi, accompagnatori, appassionati del mondo giovanile. Ventuno i giovani presenti su 82 partecipanti dai 5 continenti che hanno dato il loro prezioso e vivace contributo ai lavori di riflessione con proposte di metodo e di contenuto sul prossimo appuntamento sinodale. Significativo il fatto che la segreteria organizzativa abbia prontamente accolto alcuni suggerimenti dei giovani partecipanti in merito alla metodologia di svolgimento del programma che ha portato frutto con una maggiore condivisione in plenaria.
Le varie tematiche sui giovani in rapporto a identità, progettualità, alterità, tecnologia, trascendenza hanno prospettato scenari realistici non privi di sfide ma sempre aperti alla speranza: «La grazia dell’amore di Dio non mancherà alla generazione Z», come ha sottolineato uno dei relatori.
Col passare dei giorni, si sentiva una crescita del rapporto tra tutti i partecipanti e con questa una condivisione di esperienze sempre più profonda.
Si è parlato della valenza pastorale di alcune iniziative in cui i giovani sono protagonisti quando accompagnati da adulti disponibili a vivere insieme a loro la ricerca del senso della vita.
Per Marina, una delle partecipanti: «Il seminario è stato una grande opportunità per constatare l’apertura della Chiesa in relazione alle iniziative prese per i giovani e la disponibilità dei giovani di lavorare con la Chiesa, per camminare insieme per cambiare le realtà del mondo. La Chiesa vuole ascoltarci, vedere cosa c’è dentro i nostri cuori, sapere cosa pensiamo, cosa possiamo fare per cambiare quello che ci circonda. Le difficoltà le stiamo affrontando insieme, non abbiamo trovato risposte, ma si procede insieme».
Nelle conclusioni finali tracciate dagli organizzatori del seminario emergeva una nota di fondo: occorre camminare insieme tra adulti e giovani, nell’ascolto reciproco che genera il cambiamento e diventa generatore di vita nel mondo in cui viviamo: è quello che abbiamo sperimentato in questi giorni con un crescendo di partecipazione e propositività che partivano dall’accoglienza e stima reciproche delle rispettive differenze e ricchezze generazionali.
Sono emerse proposte concrete che verranno raccolte e presentate ai padri sinodali. Tra queste, un’equipe dei giovani che affianchi il lavoro della Segreteria generale del Sinodo per preparare momenti di confronto e di dialogo durante i lavori sinodali tra vescovi e giovani e coinvolgere stabilmente alcuni giovani negli organismi della Santa Sede; una Chiesa riconosciuta e desiderata da tutti i presenti, indistintamente, come “casa-comunione-famiglia”.
Delle giornate romane ci portiamo via tante perle; eccone una suggestiva che ha radici nel documento preparatorio in cui si parla dei giovani: la possibilità della loro fioritura dipende dalla capacità della nostra cura, non per il desiderio di cambiare l’altro, ma per crescere insieme.
«Il Sinodo dei giovani può rappresentare un tassello di quel rinnovamento missionario della Chiesa, che per l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, costituisce la sfida di questo tempo. Ai giovani dobbiamo rivolgerci non solo perché ci aiutino a comprendere come annunciare il Vangelo ma anche per capire meglio cosa Gesù chiede alla sua Chiesa, cosa si aspetta da essa, cosa tagliare e cosa cucire di nuovo per questa missione», ‒ queste le parole di chiusura del card. Baldisseri ‒ che tracciano la strada da proseguire.