Giovani in cammino

Fabio e ciò che dà senso alla vita. Colloquiando fra un set e l’altro di pallavolo.
Giovani

«Alla fine della vita porteremo via solo questo: l’amore. Il resto è nulla». Con queste parole Fabio Frisone, uno studente ventenne di Messina al secondo anno di psicologia, introduce una sintesi della sua giovane vita. Siamo dentro il palazzetto dello sport della nostra città, gremito per un evento che merita: la Nazionale italiana di pallavolo affronta la Bulgaria in una partita amichevole in preparazione ai recenti Mondiali; ed entrambi appassionati, nonché ex giocatori, non potevamo mancare.

 

Fra un set e l’altro Fabio mi racconta di sé. «Potrà sembrare inverosimile – riprende il discorso – ma la mia “storia” parte e, almeno fino adesso, si conclude proprio qui, in questa affermazione».

Fabio racconta di aver avuto «la propizia opportunità, per merito dei propri genitori, di conoscere la spiritualità dell’unità fin da bambino. Posso dire – continua –, con piena convinzione, che vivere in questo modo il Vangelo cambia la vita o, meglio, cambia il modo di concepirla. Sono consapevole di essere un ragazzo fortunato, perché tantissimi miei coetanei non hanno ricevuto un’educazione improntata sul rispetto degli altri, sul riconoscersi fratelli, ma si sono fermati ad una staccata coscienza di Dio e quasi sicuramente non hanno neanche avuto modo di conoscere e percepire che lui ama ciascuno immensamente. Spesso noi giovani ci fermiamo, attratti come siamo, e non aiutati dalla nostra fragilità, da ciò che la società di oggi ci propina, da tante cose effimere che sembrano portare la felicità ma che ti lasciano sempre più solo anche quando ti sembra di essere fra amici. Certo, non è facile, perché occorre avere una grande forza d’animo e aiuta poter contare su persone fidate che non ti lascino solo. Può capitare a chiunque di avere dei momenti di ripiego su sé stessi e allora è consequenziale pensare che provare questa o quell’altra esperienza possa essere d’aiuto, che una piccola trasgressione dopo tutto ce la si può concedere. Ma il vuoto che avverti dentro può diventare un abisso se non trovi chi ti aiuta. In questo hanno un ruolo importante genitori che sappiano attendere, ascoltare; ma non solo loro: occorrono gli amici, quelli con la A maiuscola».

 

Interrompo il suo racconto perché mi sembra di cogliere che qualche esperienza, diciamo così, un po’ particolare, abbia inciso su Fabio in modo forte. Glielo chiedo esplicitamente. E Fabio: «Dico queste cose perché vorrei donare a tanti ragazzi della mia età la gioia che ho dentro. Negli ultimi anni, ho potuto sperimentare la bellezza e la ricchezza di ritrovarsi con altri giovani in un clima di servizio l’uno all’altro e verso i più bisognosi. Queste esperienze sono entrate indelebilmente nel cuore e difficilmente si potranno rimuovere. Sono infatti risultate una forte opportunità di rinnovarci sempre più nello spirito, di “ricaricare le pile” del nostro cuore, di spronarci sempre, soprattutto quando si torna alla vita di routine, nella consapevolezza che amare incondizionatamente e per primi, anche il nemico, è la cosa giusta».

 

Fabio accenna ad una di queste esperienze, particolarmente intensa: «L’ho vissuta proprio l’estate scorsa, facendo il Cammino di Santiago. Io e altri cinque abbiamo provato l’ebbrezza di trascorrere in modo alternativo le vacanze nel Nord della Spagna per quasi tutto il mese di agosto, tra insolite temperature estive e territori prettamente rurali.

«Tralasciando lo sforzo fisico, visto che percorrevamo a piedi circa 30 chilometri al giorno, quello che più impegnava noi tutti era riuscire sempre a mantenere un’atmosfera gioiosa e armoniosa anche nei momenti di stress e stanchezza più acuti. È stata prima di tutto una bella sfida per ciascuno di noi, dal momento che non è sempre facile che sei ragazzi riescano a convivere per un mesetto, senza contrasti, soprattutto quando, oltre ai chilometri, devi far da mangiare e lavare i vestiti. Ma, a conti fatti, mi preme affermare che del Cammino di Santiago, con tutte le sue difficoltà, custodisco ricordi immensamente belli. Tutto questo grazie al fatto di esserci impegnati a vivere al meglio gli insegnamenti di quel cristianesimo primitivo, semplice, concreto di considerarci uguali e fratelli».

 

Siamo già al tie-break e la partita finisce 3 a 2 per l’Italia per la gioia dei quattromila presenti. E sì, è stata proprio una bellissima serata, particolarmente per noi due.

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