Giovani imprenditori che sfidano la crisi

Sono lavoratori attenti alla persona, alle relazioni, all'ambiente, all'inclusione, e sanno che un momento di crisi può tramutarsi in una opportunità per migliorare sé stessi e la società
LoppianoLab 2016 Polo Lionello giovani imprenditori

“Impegno” come “dare qualcosa in – pegno”, compromettersi: è questo, nelle parole di Marco Frassineti – uno dei fondatori del Polo Lionello – lo spirito che anima i “giovani che contano” che hanno portato le loro esperienze nel corso delle iniziative in programma per Loppianolab 2016; e che, nel loro incontro con l’Economia di Comunione, hanno concretizzato questo loro impegno non solo nell’ambito dell’impresa.

 

Una delle condizioni affinché le imprese possano svilupparsi al meglio è avere una relazione costruttiva con la politica: ed è appunto questo il campo di impegno di Marco Titli e Cristina Guarda – rispettivamente consigliere di circoscrizione a Torino e consigliere regionale del Veneto, nonché imprenditrice –, conosciutisi proprio a Loppiano per la “workshop school”. Insieme alla siciliana Noemi, hanno portato avanti uno stile di vivere la politica che “valorizzi la collaborazione invece della competizione” – come affermato da Marco –, “aiutandoci a curare le reciproche campagne elettorali, per dare un’immagine autentica di noi stessi e del nostro impegno”.

 

La workshop school di Loppiano si è rivelata generatrice di impegno giovanile anche in molti altri casi: come quello di Gregorio Pellegrino che, dopo aver inizialmente deciso di non entrare nella piccola casa editrice di famiglia per darsi all’informatica, si è sentito spinto ad applicare queste sue conoscenze al campo dell’editoria non solo migliorando i risultati dell’azienda di famiglia, ma anche rivolgendosi ai concorrenti per sensibilizzarli in merito ai cambiamenti da apportare nel settore. Oggi fa il consulente tra Torino, Firenze e Roma, convinto che “l’impresa non è un’isola da sola, è parte di un arcipelago”.

 

L’EdC è poi stimolo e motivazione anche in tutti quei contesti in cui l’occupazione giovanile versa in gravi difficoltà: senza lavoro erano infatti due dei quattro soci iniziali della siciliana Management Technologies, azienda di consulenza informatica, partita “dalle nostre povertà come non avere il lavoro – hanno raccontato David Cutietti, Marco Pintus e Fabio Bruno –, ma anche dalle nostre ricchezze come il tempo, le competenze o uno scantinato dove lavorare”. Oggi i soci sono otto, il capitale sociale è più che raddoppiato, e “viviamo il nostro lavoro non sentendosi semplici fornitori di un servizio a un cliente, ma partner in un progetto comune”.

 

E se l’impresa non la si crea materialmente, si può aiutare altri a farlo: è il caso dell’umbra Silvia Antonelli, costretta dalle circostanze economiche a non proseguire sulla via tracciata dagli studi in giurisprudenza, e ora animatrice di comunità del Progetto Policoro della Cei – mirato appunto a favorire le opportunità di lavoro per i giovani – sentendosi chiamata “proprio io, che ero in difficoltà, a farmi carico della difficoltà di altri”. Difficoltà di cui si fa carico anche Federica Imbriani, infermiera presso la Casa Famiglia Chiara Luce in Puglia, che definisce “un dono e un privilegio” lavorare per giovani madri e bambini in situazione di disagio, vivendo con loro “come se fossero la mia famiglia”.

 

Ma l’EdC non deve nemmeno essere pensata come un “salvagente”: Chiara Pancino un lavoro ce l’aveva, e pure in una delle più importanti aziende del sistema moda italiano; ma ha scelto di aprire la sua azienda di abbigliamento per bambini, la Pilvi, a cui una rivista prestigiosa come Vogue Italia ha dato lo slogan di “mindful style” – traducibile come “stile attento, pensato”. Una definizione che Chiara ha apprezzato perché descrive quell’attenzione a tutta la filiera – dalla scelta di materie prime sostenibili, fino alle condizioni contrattuali dignitose per i dipendenti – che l’azienda pone, nella convinzione che “non basta solo fare bene il nostro pezzettino, bisogna anche capire cosa c’è prima e cosa c’è dopo”.

 

L’EdC funziona da principio ispiratore anche per la campagna Slot Mob, nel “dire no ad un’economia che, per gli interessi di pochi, sacrifica il bene comune” –, ha affermato la coordinatrice, Maria Chiara Cefaloni; e anche per le esperienze di alternanza scuola–lavoro, come quella che ha coinvolto il Polo Lionello ed un istituto tecnico di Torino, presentata dalla prof. Beatrice Cerrino e da Andrea, uno dei ragazzi che vi hanno preso parte.

 

In tutto questo suo influenzare in maniera trasversale diversi ambiti della vita sociale, l’EdC, ha osservato l’economista Luigino Bruni, “ha una responsabilità particolare nei confronti dei giovani. Perché i giovani sono come le trote, nuotano dove c’è l’acqua pulita: è l’EdC deve mantenere l’acqua pulita”.

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